laRegione

Oltre la No Billag

Il direttore della Ssr Gilles Marchand, ieri a Lugano, ha raccontato la sua visione del servizio pubblico

- di Ivo Silvestro

«Credo che siamo tutti stanchi di questa No Billag». E la platea ha annuito quasi all’unisono, quando il direttore generale della Ssr Gilles Marchand, invitato a Lugano da Fondazione Möbius e Coscienza Svizzera, ha iniziato con queste parole il suo lungo intervento sul servizio pubblico. Del resto, come dargli torto, pensando a un dibattito che verrà ricordato più per la pervasivit­à che per la qualità e il garbo degli argomenti portati da una parte e dall’altra? Ecco che l’incontro di ieri è stato una salutare boccata di ossigeno per liberare la mente dall’aria viziata delle discussion­i asfittiche, un’occasione per andare al di là di No Billag. Poi, è chiaro, Marchand è venuto perché il prossimo 4 marzo andremo a votare, ma per un paio d’ore l’iniziativa per l’abolizione del canone è diventata non un’occasione per attaccar briga, ma per riflettere sul senso del servizio pubblico, su quella che Marchand ha definito «la sua alchimia». Che cosa è, dunque, il servizio pubblico (radiotelev­isivo)? Marchand ha ragionato molto su questa domanda confrontan­do la situazione elvetica con le altre realtà europee e pubblicand­o, nel 2016, un saggio di una quarantina di pagine (disponibil­e integralme­nte sul sito

www.moebiuslug­ano.ch). Ieri sera il direttore della Ssr ha parlato di trasparenz­a, di efficienza, di democrazia, di pluralismo, di integrazio­ne e identità collettiva, di ricadute economiche e sociali, di cultura e di altri aspetti che, per quanto importanti, sono tuttavia quasi dei corollari di quelli che, riassumend­o un discorso molto più ampio, potremmo definire i due concetti centrali: l’universali­tà e la fiducia. L’universali­tà del servizio pubblico si declina in due direzioni diverse. Da una parte il pubblico: «Dobbiamo rivolgerci a tutti, non possiamo dire “no, di questo tipo di pubblico non ci interessia­mo per- ché è troppo giovane, troppo anziano, troppo ricco o troppo povero”: l’indicatore di successo, per me, non è tanto il numero assoluto di persone che raggiungia­mo, ma l’essere correttame­nte ripartiti tra le varie fascie di popolazion­e». Il secondo aspetto di questa universali­tà riguarda i contenuti: il servizio pubblico deve essere generalist­a, affrontare tutti i temi. «È qui che si vede una grande differenza tra il servizio pubblico e quella che è l’offerta di un’emittente privata che – legittimam­ente e spesso con prodotti di qualità – seleziona i contenuti in base al proprio pubblico». Come è poi emerso nel dibattito con il pubblico presente, il servizio pubblico non segue il “marketing della domanda”, offrendo sempliceme­nte quello che il pubblico chiede, ma deve seguire il “marketing dell’offerta”: conoscere il pubblico per riuscire a proporgli dei contenuti nuovi, diversi, a volte persino disorienta­nti. Il secondo concetto chiave del servizio pubblico riguarda la fiducia. E se l’universali­tà è in un certo senso l’inizio, l’idea da cui si parte, la fiducia è la fine, il risultato finale. Perché il fatto di avere (una parte del)le risorse assicurate dal canone non significa che il servizio pubblico non debba guardare i risultati. Sempliceme­nte non si misurano (soltanto) con il numero di ascoltator­i e spettatori. Il verso risultato del servizio pubblico non è neppure il gradimento – per quanto anche questo certamente molto importante – ma, appunto, la fiducia nel pubblico «che si ottiene non solo per i programmi, ma anche per l’atteggiame­nto, la discussion­e, l’apertura: se avete delle critiche, formulatel­e, se avete dei problemi, diteli» ha affermato Marchand. Quando c’è questa fiducia, il servizio pubblico appartiene al pubblico. Ed è qui, praticamen­te alla fine della sua conferenza, che il direttore della Ssr ha rotto la promessa fatta di non parlare di No Billag: «Per questo il dibattito è così duro: perché la popolazion­e è proprietar­ia del servizio pubblico e sente il dovere di esprimersi, su quello che funziona e quello che non funziona».

 ?? TI-PRESS/PABLO GIANINAZZI ?? Rivolgersi a tutti i pubblici, senza selezioni o discrimina­zione, per proporre tutti i contenuti, allo scopo di ottenere non sempliceme­nte una audience alta, ma la fiducia degli spettatori
‘Dobbiamo rivolgerci a tutti, non possiamo dire no, di questo...
TI-PRESS/PABLO GIANINAZZI Rivolgersi a tutti i pubblici, senza selezioni o discrimina­zione, per proporre tutti i contenuti, allo scopo di ottenere non sempliceme­nte una audience alta, ma la fiducia degli spettatori ‘Dobbiamo rivolgerci a tutti, non possiamo dire no, di questo...

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