Dalle 10.30 alle 24, orario continuato
La storia la ricorda anche per il lancio di spartiti al Festival del 2010, per protesta contro l’eliminazione di Malika Ayane a favore dell’improponibile trio Pupo, Principe più Tenore. Ma ogni anno, a un certo punto della kermesse, qualcuno si ricorda di tributare all’Orchestra di Sanremo un necessario inchino. Veste di bianco, quella del 2018. Disposta ai lati del palco, gli strumentisti si guardano in faccia. A sinistra, l’ensemble sinfonico; a destra, la parte ritmica. «Geoff Westley, quest’anno, vuole il meglio da loro. L’attenzione è massima». Westley è il braccio destro artistico di Capitan Baglioni. Chi parla, invece, è Paolo Maluberti, direttore generale della Fondazione Orchestra Sinfonica di Sanremo. «La base di quest’orchestra è la più antica d’Italia, risale al 1905». Un’orchestra dal doppio organico, quello festivaliero e quello prettamente sinfonico. «Ogni anno, a gennaio, si inizia da Roma per 11 o 12 giorni di prova. Poi, tutti qui», racconta Maluberti. Che fornisce dettagli sull’entità dell’impegno: «Il primo violino, in particolare, quest’anno è sollecitato più di altri strumenti». Così, quando quattro ore di Festival ci sembrano un’eternità, pensiamo a loro: «Dalle 10.30 a mezzanotte, sempre pronti. Può immaginare quale tipo di stress fisico».