L’eccedenza della discordia
Cinque miliardi in più nel 2017 anziché 250 milioni in meno: critiche da sinistra e Ppd, lodi da destra Completamente sbagliate le previsioni sui ricavi dell’imposta preventiva. Ueli Maurer contiene l’avanzo grazie a due miliardi di accantonamenti.
La sinistra denuncia le “astuzie contabili” di Ueli Maurer, la sua politica finanziaria “irresponsabile”, volta a presentare come inevitabili tagli che non lo sarebbero, e chiede che le eccedenze vengano investite anziché impiegate per rimborsare i debiti; le associazioni del personale della Confederazione esigono dal ministro delle Finanze che iscriva un aumento salariale di almeno l’1,5% per i dipendenti federali nel budget 2019; e il Ppd domanda di chiarire in un dibattito parlamentare le basi legali riguardanti gli accantonamenti iscritti a bilancio dal Dipartimento delle finanze e la riduzione dell’eccedenza che ne risulta. In teoria dovrebbe fare tutti contenti un consuntivo che chiude con un’eccedenza di 2,8 miliardi (in realtà 4,8, se non ne fossero stati contabilizzati 2 di accantonamento per i futuri rimborsi) invece che con il previsto deficit di 250 milioni. Non è così. Il miliardario surplus raggiunto lo scorso anno – l’ultimo di una serie decennale nella quale a preventivi in rosso hanno fatto regolarmente seguito consuntivi in nero – suscita più che altro malcontento. E ravviva le critiche a Ueli Maurer. Anche da parte della stampa: il ‘Tages-Anzeiger’, che ha anticipato nell’edizione di ieri il risultato del consuntivo 2017 della Confederazione, non ha mancato di osservare come – con le sue “previsioni da bancarotta”, sistematicamente smentite l’anno seguente – il ministro democentrista rischi alla lunga di pregiudicare la sua stessa credibilità e quella del dipartimento che dirige. Il diretto interessato – lodato ieri dal capogruppo Udc alle Camere Thomas Aeschi e dall’esperto di finanze del Plr Albert Vitali – non la pensa allo stesso modo. La spiegazione c’è: il netto miglioramento del risultato rispetto a quanto preventivato è dovuto principalmente ai ricavi dell’imposta preventiva, risultati maggiori (del 32,4%, pari a 2 miliardi) di quanto stimato, ha affermato ieri Maurer in una conferenza stampa a Berna. Da una parte, questa progressione si spiega con entrate più importanti provenienti dai dividendi, dall’altra con il fatto che i rimborsi dell’imposta preventiva – forse a causa degli interessi negativi, che spingono le imprese a chiederli più tardi del solito – non sono aumentati nella stessa misura. Le relative istanze non trasmesse saranno però presentate al più tardi tre anni dopo la trattenuta dell’imposta, non appena gli interessi saranno nuovamente positivi. «Si sta pensando se accorciare questa scadenza», ha detto Maurer. È quindi per questo che si è proceduto a un accantonamento, ha aggiunto il ministro Udc. «Nessuna manipolazione», ha assicurato il direttore dell’Amministrazione federale delle finanze Serge Gaillard. Altre maggiori entrate provengono dall’imposta federale diretta (+0,8 miliardi) e da alcuni ricavi straordinari (99 milioni di multe incassate dalla Commissione federale della concorrenza, altri 78 nell’ambito della liquidazione concordataria di Swissair). Non è finita: bisogna tenere in considerazione che le tasse di bollo sono cresciute del 20,5% nel 2017 rispetto al precedente consuntivo (il governo deciderà verosimilmente entro l’estate se abolirle, come annunciato in dicembre, ha indicato Maurer). Ieri il Consiglio federale ha anche fissato il piano finanziario 2019-2021, che presenta eccedenze di un po’ più di un miliardo sia per il 2019 che per il 2020 e di 1,9 miliardi per il 2021. Il miglioramento dei risultati strutturali si spiega principalmente con la revisione al rialzo delle stime dei ricavi. In effetti, i ricavi dell’imposta preventiva soprattutto, ma anche quelli dell’imposta federale diretta e dell’Iva, dovranno essere più elevati di quelli attesi l’estate scorsa. Il governo invita però a relativizzare le previsioni: l’evoluzione futura delle entrate dell’imposta preventiva, infatti, non è prevedibile. Inoltre, attualmente si stanno discutendo riforme (come quella delle pensioni) e progetti (il Progetto fiscale 17, ad esempio) che dal 2021 comporterebbero oneri supplementari di diversi miliardi. In tal caso non vi sarebbe più alcun margine di manovra, ma un deficit strutturale nell’ordine di miliardi.