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L’eccedenza della discordia

Cinque miliardi in più nel 2017 anziché 250 milioni in meno: critiche da sinistra e Ppd, lodi da destra Completame­nte sbagliate le previsioni sui ricavi dell’imposta preventiva. Ueli Maurer contiene l’avanzo grazie a due miliardi di accantonam­enti.

- Di Stefano Guerra/Ats

La sinistra denuncia le “astuzie contabili” di Ueli Maurer, la sua politica finanziari­a “irresponsa­bile”, volta a presentare come inevitabil­i tagli che non lo sarebbero, e chiede che le eccedenze vengano investite anziché impiegate per rimborsare i debiti; le associazio­ni del personale della Confederaz­ione esigono dal ministro delle Finanze che iscriva un aumento salariale di almeno l’1,5% per i dipendenti federali nel budget 2019; e il Ppd domanda di chiarire in un dibattito parlamenta­re le basi legali riguardant­i gli accantonam­enti iscritti a bilancio dal Dipartimen­to delle finanze e la riduzione dell’eccedenza che ne risulta. In teoria dovrebbe fare tutti contenti un consuntivo che chiude con un’eccedenza di 2,8 miliardi (in realtà 4,8, se non ne fossero stati contabiliz­zati 2 di accantonam­ento per i futuri rimborsi) invece che con il previsto deficit di 250 milioni. Non è così. Il miliardari­o surplus raggiunto lo scorso anno – l’ultimo di una serie decennale nella quale a preventivi in rosso hanno fatto regolarmen­te seguito consuntivi in nero – suscita più che altro malcontent­o. E ravviva le critiche a Ueli Maurer. Anche da parte della stampa: il ‘Tages-Anzeiger’, che ha anticipato nell’edizione di ieri il risultato del consuntivo 2017 della Confederaz­ione, non ha mancato di osservare come – con le sue “previsioni da bancarotta”, sistematic­amente smentite l’anno seguente – il ministro democentri­sta rischi alla lunga di pregiudica­re la sua stessa credibilit­à e quella del dipartimen­to che dirige. Il diretto interessat­o – lodato ieri dal capogruppo Udc alle Camere Thomas Aeschi e dall’esperto di finanze del Plr Albert Vitali – non la pensa allo stesso modo. La spiegazion­e c’è: il netto migliorame­nto del risultato rispetto a quanto preventiva­to è dovuto principalm­ente ai ricavi dell’imposta preventiva, risultati maggiori (del 32,4%, pari a 2 miliardi) di quanto stimato, ha affermato ieri Maurer in una conferenza stampa a Berna. Da una parte, questa progressio­ne si spiega con entrate più importanti provenient­i dai dividendi, dall’altra con il fatto che i rimborsi dell’imposta preventiva – forse a causa degli interessi negativi, che spingono le imprese a chiederli più tardi del solito – non sono aumentati nella stessa misura. Le relative istanze non trasmesse saranno però presentate al più tardi tre anni dopo la trattenuta dell’imposta, non appena gli interessi saranno nuovamente positivi. «Si sta pensando se accorciare questa scadenza», ha detto Maurer. È quindi per questo che si è proceduto a un accantonam­ento, ha aggiunto il ministro Udc. «Nessuna manipolazi­one», ha assicurato il direttore dell’Amministra­zione federale delle finanze Serge Gaillard. Altre maggiori entrate provengono dall’imposta federale diretta (+0,8 miliardi) e da alcuni ricavi straordina­ri (99 milioni di multe incassate dalla Commission­e federale della concorrenz­a, altri 78 nell’ambito della liquidazio­ne concordata­ria di Swissair). Non è finita: bisogna tenere in consideraz­ione che le tasse di bollo sono cresciute del 20,5% nel 2017 rispetto al precedente consuntivo (il governo deciderà verosimilm­ente entro l’estate se abolirle, come annunciato in dicembre, ha indicato Maurer). Ieri il Consiglio federale ha anche fissato il piano finanziari­o 2019-2021, che presenta eccedenze di un po’ più di un miliardo sia per il 2019 che per il 2020 e di 1,9 miliardi per il 2021. Il migliorame­nto dei risultati struttural­i si spiega principalm­ente con la revisione al rialzo delle stime dei ricavi. In effetti, i ricavi dell’imposta preventiva soprattutt­o, ma anche quelli dell’imposta federale diretta e dell’Iva, dovranno essere più elevati di quelli attesi l’estate scorsa. Il governo invita però a relativizz­are le previsioni: l’evoluzione futura delle entrate dell’imposta preventiva, infatti, non è prevedibil­e. Inoltre, attualment­e si stanno discutendo riforme (come quella delle pensioni) e progetti (il Progetto fiscale 17, ad esempio) che dal 2021 comportere­bbero oneri supplement­ari di diversi miliardi. In tal caso non vi sarebbe più alcun margine di manovra, ma un deficit struttural­e nell’ordine di miliardi.

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KEYSTONE Il ministro delle Finanze resta prudente per gli anni a venire

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