Netanyahu resiste. Livni: ‘Un corrotto’
Tel Aviv – Benjamin Netanyahu “è un corrotto” e deve dimettersi. L’opposizione al governo del primo ministro va all’attacco, forte della bufera politica scatenata dalle “raccomandazioni” della polizia al termine delle indagini sul premier: corruzione, frode e abuso di ufficio in due casi. Ma Netanyahu non ha alcuna intenzione di lasciare: parla di “mondo alla rovescia”, contesta le indagini e i testimoni. Poi esclude ogni “elezione anticipata” rispetto alla scadenza della legislatura nel 2019 e mobilita i suoi elettori. Il braccio di ferro è solo all’inizio visto che il procuratore generale Avichai Mandelblit, unico depositario della eventuale incriminazione formale del premier, potrebbe impiegare anche alcuni mesi per decidere. L’ex ministro degli Esteri Tzipi Livni ha definito Netanyahu “un corrotto e un corruttore” e gli ha chiesto di fare un passo indietro. L’ex premier Ehud Barak ha invitato la coalizione di governo a “sostituirlo in quest’ora critica”. “Il quadro che emerge dalle raccomandazioni della polizia – ha incalzato – mette i brividi”. Per il premier invece l’inchiesta “è piena di buchi”. È indubbio che, per ora, il premier abbia dietro di sé il suo partito, il Likud, e i tre principali alleati di governo: ‘Kulanu’, ‘Focolare ebraico’, megafono dei coloni, e ‘Beitenu’. Tuttavia la metà esatta degli israeliani, secondo due sondaggi tv, ha auspicato che Netanyahu si dimetta o si dichiari ‘impossibilitato’ a governare. Il 42% ritiene invece che debba proseguire e un 34% concorda col premier: “Elementi nella polizia e nel mondo politico” con le indagini hanno “cercato di compiere un putsch”.