Parità salariale, avanti piano
Sì, con alcuni ritocchi, alla modifica della legge federale sulla parità salariale uomo-donna: lo ha deciso martedì, 7 voti contro 1 e 4 astensioni, la Commissione della scienza, dell’educazione e della cultura del Consiglio degli Stati (Csec-S). L’Unione sindacale svizzera si dice “delusa”. “Sarebbe scandaloso non rispettare la proposta minima del Consiglio federale”, scrive l’Uss in una nota. Quest’ultima, sostenuta da una minoranza della commissione, prevede l’obbligo per le imprese con oltre 50 dipendenti di effettuare un’analisi sulla parità salariale. All’obbligo sarebbero sottoposti il 2% delle imprese e il 54% dei lavoratori dipendenti. La maggioranza ha voluto raddoppiare la soglia minima, portandola da 50 a 100 lavoratori. Sarebbero così interessati lo 0,85% delle imprese e il 45% di tutti i lavoratori dipendenti. Altro ritocco: di misura (7 voti contro 6) la Csec-S ha deciso di esonerare le imprese da un’ulteriore analisi, qualora quella sulla parità salariale riveli che essa è rispettata. Aderendo alla proposta governativa, una minoranza intende obbligare le imprese interessate a eseguire una simile analisi ogni quattro anni. Al riguardo la maggioranza propone al plenum di limitare a 12 anni la durata di validità delle disposizioni. La Csec-S si dichiara inoltre favorevole a fissare esplicitamente l’obbligo di un’analisi sulla parità salariale anche per i datori di lavori di diritto pubblico. All’Uss non basta. L’organizzazione sindacale mantello chiede al Parlamento “di inasprire in maniera decisiva” la legge sulla parità, affinché “possa dispiegare appieno i suoi effetti prima di essere valutata tra dieci anni”.