Quando l’alcol rovina la festa
Durante il Rabadan ogni notte diversi interventi per sedare gli animi di chi diventa violento
Ne abbiamo parlato con l’operatore di Radix, Guido De Angeli: ‘Fondamentale la prevenzione da parte di tutti’
All’indomani della conclusione del Rabadan, a Bellinzona si delinea il ruolo fondamentale avuto dagli agenti di sicurezza nel sedare gli animi che in più occasioni si sono surriscaldati per colpa dell’alcol. «Ogni sera abbiamo riscontrato alcune liti scoppiate tra partecipanti, in particolare nei dintorni di piazza Indipendenza», spiega da noi contattato il responsabile della sicurezza della società Rabadan Giovanni Capoferri, il quale parla di un’edizione «andata abbastanza bene, considerando la quantità di gente presente e il consumo di alcol». Quattro o cinque episodi ogni notte che hanno coinvolto sia maggiorenni che minorenni, sottolinea il comandante della Polizia comunale Ivano Beltraminelli, mentre la Polizia cantonale parla di cifre in linea con le altre edizioni e nessun episodio rilevante. «Grazie all’intervento tempestivo degli agenti di sicurezza presenti sul posto, siamo riusciti a evitare che queste liti sfociassero in episodi più gravi di violenza», aggiunge Capoferri.
‘Ogni episodio è uno di troppo’
Poiché la presenza costante di sorveglianti appare essenziale per evitare episodi più gravi, sorgono domande sulla genuinità della festa. Abbiamo sottoposto il numero di episodi violenti registrati durante il Rabadan a Guido De Angeli, operatore di Radix Svizzera italiana, associazione attiva nella prevenzione delle dipendenze. «Fa piacere sapere che il fenomeno non sia peggiorato, ma dispiace constatare che non sia nemmeno diminuito. Anche un solo caso di violenza è un episodio di troppo», commenta De Angeli ricordando la morte di Damiano Tamagni, vittima di un pestaggio al Carnevale di Locarno 10 anni fa. «L’alcol non è causa della violenza ma è un importante fattore di rischio poiché influenza i comportamenti delle persone e le rende inconsapevoli delle conseguenze di determinati comportamenti». Come evitare dunque che queste persone superino il limite? «È difficile trovare una soluzione mirata e univoca ai problemi legati alla violenza», sottolinea l’operatore di Radix, precisando che l’associazione s’impegna da anni a livello di prevenzione su più fronti. «Per limitare il più possibile la vendita di alcol ai minorenni, in collaborazione con la Polizia comunale facciamo sensibilizzazione con i gestori degli esercizi pubblici e delle tendine», sottolinea. Ciononostante, capita spesso che i minori di 18 anni trovino un escamotage per procurarsi dell’alcol, sia fuori che dentro la città del Carnevale. «Tra i giovani divertirsi fa rima con bere, bere tanto – continua De Angeli –. L’ubriachezza diventa un modo per esorcizzare la socialità, per vivere la festa in libertà ed esaltare il piacere». Radix è presente ad alcune feste (per esempio al Carnevale di Locarno e a quello di Tesserete il prossimo weekend) e promuove una prevenzione “quotidiana” che coinvolge diversi attori: dalla scuola alla famiglia. «Cerchiamo di affrontare il tema da diverse angolature in modo pragmatico, tenendo per esempio conto del fatto che l’alcol ha un ruolo importante nel divertimento. L’obiettivo è fare in modo che non rovini la festa».
In 28 sono finiti al Pronto soccorso
L’abuso di alcol è anche tra le cause di malore che richiedono l’intervento dei sanitari. Sono circa 28 i partecipanti al Rabadan che per svariati motivi non hanno potuto essere trattati nella tendina sanitaria presente sul posto e che hanno quindi fatto ricorso al Pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni. Lo spiega il responsabile del Pronto soccorso bellinzonese Rainero Spinelli. Contrariamente agli ultimi anni, aggiunge, tra di essi non figuravano minorenni. I casi – non gravi e risolti senza ricoveri – riguardano appunto sintomi da abuso di alcol o persone che sono state picchiate (qualche pugno e contusione). Per quanto riguarda la tendina sanitaria, Fabiano Emma della Croce Verde di Bellinzona spiega che la tendenza è in linea con gli ultimi due anni (in media erano un’ottantina di casi), con un leggero aumento che potrebbe essere imputabile alle temperature particolarmente fredde.