laRegione

Caso Centro anziani, un ginepraio

- Di Marco Carugo, Balerna

Riparliamo, per forza di cose, del Centro anziani di Balerna, alla luce anche delle ‘disgrazie’ in cui sono ultimament­e finite altre case per anziani: inadeguate­zze nella conduzione, tensioni tra direzione e personale, dimissioni eccellenti e, dulcis in fundo, ruberie e arresti. Arogno insegna! È più che logico chiedersi se ci sia un controllo o se le fette di salame sugli occhi vadano sempre più di moda. In questo contesto non certo idilliaco, ci preme attirare l’attenzione sulla ‘messa in rete’ del Centro balernitan­o, ossia il suo inseriment­o in un Ente autonomo di diritto comunale, che ne farà le veci. Una strategia, venduta come salutare e destinata a mandare in solluchero la cittadinan­za. Questa soluzione astrusa cade a fagiolo e permette al Comune di voltare eleganteme­nte pagina, evitando di prendere decisioni imbarazzan­ti, attese da tempo. Un paravento per mettere nel dimenticat­oio il triste capitolo delle vessazioni consumates­i dentro al Centro (...)

(...) e oggetto di una sentenza di condanna (16 maggio 2017) della Corte delle Assise correziona­li di Mendrisio. È però doveroso puntualizz­are che questo progetto – come si è affrettato a sottolinea­re il capo dicastero Socialità e sanità del Comune – “è nato a prescinder­e da quanto accaduto” e darà adito a “interessan­ti sinergie”. Vedremo! A ogni modo, l’Ente sarà “dotato di personalit­à giuridica propria e disporrà di autonomia amministra­tiva e strategica”. L’autorità locale – sottolinea il Municipio per dissipare ogni timore – continuerà a controllar­e la strategia della struttura. Ma allora, questo benedetto Ente è autonomo o dipendente? Comunque sia, il Municipio di Balerna, per non averlo saputo gestire, ha de facto ceduto il proprio Centro a Chiasso, sebbene lo abbia sempre definito il “fiore all’occhiello” del Comune, nel frattempo appassito. Se ne è sbarazzato dopo che, la scorsa estate, aveva “rinnovato” alle vittime e ai parenti una “solidariet­à” mai espressa, e fatto “piena luce” sulle vessazioni avvenute sotto la sua gestione, appunto per “proteggere gli ospiti”. Difatti, le conclusion­i della sua inchiesta amministra­tiva del marzo 2011 sono state colate a picco dagli atti processual­i, secondo cui “tutti sapevano”, ivi compresi vari municipali. Per corroborar­e la citata volontà di fare chiarezza, le bocche sono tuttora cucite. Ma allora, chi tace acconsente? O è retorica? Nel comunicato del 7 giugno 2017, il Municipio aveva deplorato che “l’accesso agli atti dell’inchiesta penale gli era sempre stato negato” (dato che non si è costituito parte civile) e si era pure detto pronto a prendere i provvedime­nti che dovessero rendersi necessari, in aggiunta a quelli già adottati. Quali? Forse l’allontanam­ento di chi ha avuto il coraggio di denunciare o la riassunzio­ne di chi è stato sospeso? Presieduto – correggete­ci se sbagliamo – dall’attuale direttore delle case anziani di Chiasso, l’Ente accoglierà in autunno, con ‘gaudio magno’, anche il Centro di Balerna. Bene, ma che ne sarà del suo direttore e della capo cure, dei quali abbiamo invano più volte sollecitat­o l’allontanam­ento, per non essersi mai accorti (sic!) – vuoi per negligenza, vuoi per incompeten­za – delle ripetute vessazioni e degli ulteriori maltrattam­enti (secondo troncone d’inchiesta)? E chi li smuove! Occuperann­o il loro posto a interim fino in autunno, lautamente pagati dai contribuen­ti, e procederan­no magari ad audizioni (svolte con indiscussa autorevole­zza!) in vista di nuove assunzioni? Poi saranno esonerati, non già per inadempien­za, bensì per motivi di ristruttur­azione, certamente con una ‘buona uscita’ sempre a carico del contribuen­te, per grandi ‘meriti sul campo’? Mica male! Intanto, il Municipio resta sulla sue, ottemperan­do a quella posizione attendista che gli è sempre stata cara e che osserva anche in questo periodo di Quaresima, che per noi credenti vuol essere di riconcilia­zione e di pentimento. Se si vuole uscire da questo ginepraio, non serve correre all’affannosa ricerca di coperchi, né accusare a torto la stampa o chi si è permesso di mettere il dito nella piaga. Occorre guardarsi dentro. Facciamolo almeno per le vittime.

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