Quello che i test attitudinali non dicono
Segue da pagina 4 Si deve quindi giungere alla conclusione che, rettamente, la lettura di questi test non può portare a risultati certi sull’idoneità o meno di un candidato, come peraltro ritenuto, a giusta ragione, dalla Commissione di esperti. Essenziali sono in effetti, oltre alla dimensione attitudinale, l’etica, la serietà che il candidato è in grado di dimostrare con il suo passato segnatamente professionale. Conta ovviamente anche la durata dell’impegno che egli è disposto ad assumere. Del resto su decisioni future, ne sono persuaso, i test attitudinali possono dire ben poco. Aveva ragione anche l’avv. Salmina quando la scorsa settimana, su questo giornale, osservava, in sintesi, “test attitudinale per cosa?”; il bando di concorso non lo precisava e quindi, necessariamente, l’esame dell’autorevole istituto zurighese, non può che essere stato generico. Per concludere, vi sono sufficienti elementi di storia personale e attitudinale dei candidati per fare la scelta giusta, al di là delle singole simpatie o casacche di partito. Abbiamo tre magistrati in carica che hanno dimostrato impegno, tenacia e serietà e, a mio modo di vedere, è su questi soggetti che la scelta deve concentrarsi. Se poi il sost pg Perugini dirà chiaramente per quanto tempo si vuole impegnare – ritenendo peraltro scontata una sua rielezione, fra due anni, alla scadenza del mandato – la scelta sarà ancora più facile.