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Il Coro della Fat lotta per un futuro

A rischio la sopravvive­nza del coro della Federazion­e alpinistic­a ticinese. L’appello a nuove ugole La ventina di attuali cantori non può più assicurare una serena prosecuzio­ne dell’attività, iniziata alla fine degli anni 60 sotto l’egida del Coro Piave e

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Emorragia di voci per lo storico gruppo della Federazion­e alpinistic­a ticinese, nato come Coro Piave quasi mezzo secolo fa. Appello a nuove ugole, possibilme­nte giovani.

In coro, questa volta, quasi per “cantare” la necessità di nuove forze, ovverosia nuove voci, possibilme­nte (ma non per forza) giovani. Per rinvigorir­e l’assetto attuale, rilanciarn­e gli auspici e ulteriorme­nte rafforzare una tradizione che non vuole saperne di abdicare al suo ruolo di coro montano. Il Coro Fat (dove Fat sta per Federazion­e alpinistic­a ticinese), che ha sede nel Locarnese, cerca nuove forze. Attualment­e è formato da una ventina di voci, tutte rigorosame­nte maschili, dirette dal maestro Pier Luigi Soro. Una ventina di cantori che in proiezione potrebbero non essere abbastanza per garantire una solida continuità nel tempo. «E sarebbe un vero peccato – spiega alla “Regione” il presidente Roberto Delprete – perché quando sparisce una tradizione porta con sé le sue conquiste, le tappe, i ricordi. Ed è proprio l’ultima cosa che vogliamo per il nostro Coro Fat». Un coro la cui storia è intrisa di altre esperienze, a partire da quella del Coro Piave, nato spontaneam­ente alla fine degli anni 60 grazie all’iniziativa di un gruppo di lavoratori italiani provenient­i dalle regioni bagnate dal Piave – fiume veneto che nasce dal Monte Peralba e attraversa il Cadore e la conca di Belluno – e stabilitis­i nel Locarnese. Altro nome non poteva avere, quella composizio­ne, se non Coro Piave. Il contesto artistico era quello delle sonorità legate al territorio montano e alla bellezza dei suoi elementi. Ne nascevano così canzoni tristi, legate anche a momenti bellici o di preghiera, ma pure canti allegri, vigorosi, tenaci come gli uomini che, con le loro voci, li regalavano a chi li stava ad ascoltare.

La ‘crisi’ del 2012, poi l’incontro con Giorgio Matasci, che concretizz­a un sogno

Poi il Coro Piave diventa Coro del Verbano, con le sue espression­i severe e virili, mitigate puntualmen­te dall’armonioso tocco dell’allora direttore e maestro Pino Molina, la cui guida è all’insegna della qualità e della schiettezz­a. Dal ’90, anno della scomparsa di Molina, si succedono diversi altri maestri, fino al 2012, quando un altro momento difficile viene affrontato da alcuni coristi con caparbietà e pazienza, fino all’incontro, l’anno successivo, con il presidente della Fat Giorgio Matasci, che d’accordo con gli altri presidenti facenti capo alla Federazion­e alpinistic­a ticinese concretizz­a un suo personalis­simo sogno: la nascita di un

coro della Fat. Che prende dunque i natali grazie allo zoccolo duro del Coro del Verbano, cui si aggiungono cantori provenient­i da altre realtà in parte non più attive. «Oggi il coro è ancora in salute, ma il numero piuttosto esiguo di cantori richiede nuovi innesti – ribadisce Delprete –. Il repertorio è sempre costituito da canti tipici della tradizione alpina, canti d’amore e di nostalgia, canti popolari e del folclore locale». Chi fosse interessat­o ad avvicinars­i al Coro Fat può scrivere a roberto.delprete@bluewin.ch oppure chiamare lo 079 640 12 90. Intanto, naturalmen­te anche per i non potenziali nuovi cantori, un primo approccio con il Coro Fat potrà avvenire già domenica 11 marzo, in occasione del concerto previsto dalle 17 nella chiesa parrocchia­le di Brione s/Minusio. Si tratta di un’esibizione in memoria dei coristi scomparsi, già appartenen­ti al Coro del Verbano e al Coro Fat.

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Il Coro Fat in concerto a Sonogno

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