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Marchesi: ‘Basta licenziare residenti per assumere da oltre frontiera’

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‘Prima i nostri’ arriva sui banchi del Gran Consiglio e Piero Marchesi, presidente dell’Udc, è netto: «Auspico che ci si ricordi che c’è stata una votazione popolare dove i ticinesi si sono espressi, ben consci della posta in gioco». Ed è soprattutt­o al Ppd che si rivolge: «Dal giorno dopo il voto il suo presidente Fiorenzo Dadò ha garantito pubblicame­nte che tutto ciò che avrebbe proposto l’Udc, loro lo avrebbero votato. Che era compito nostro fare proposte. Ecco, dopo mesi di lavoro e il contributo della Commission­e speciale siamo arrivati al punto. Ma sembra che, proprio ora, i popolari democratic­i stiano cambiando orientamen­to. Vale ancora qualcosa la parola data dal loro presidente?». L’iniziativa va a toccare il pubblico, il parapubbli­co e il privato. Se sui primi due settori una maggioranz­a potrebbe esserci, è affrontand­o il privato che iniziano i problemi. «I liberali e la sinistra, con la recente aggiunta del Ppd, dicono che non si può, e che il diritto superiore impedisce l’approvazio­ne della nostra iniziativa. Noi riteniamo che il diritto superiore sia la Costituzio­ne svizzera, che già prevede tetti massimi, contingent­i e preferenza indigena. Chi afferma che ‘Prima i nostri’ è inapplicab­ile lavora affinché nulla cambi. Il parlamento non deve sostituirs­i ai giudici – nota Marchesi – noi auspichiam­o che venga approvata e che, semmai, sulla sua validità si esprima il Tribunale federale. Abbiamo teorie contrastan­ti, e nel caso in cui il Tf si esprimesse in modo contrario ne prenderemo atto. Ma bisogna almeno arrivarci, da un giudice». Nel concreto, in cosa si tradurrebb­e il via libera del Gran Consiglio? «L’intento è di rilasciare un nuovo permesso per straniero solo se non è presente una risorsa indigena, che ha lo stesso curriculum, pronta ad assumere la posizione richiesta. Stesso discorso in caso di cambio datore di lavoro da parte di un frontalier­e. Così facendo si mette in moto un meccanismo che porterà a sanare questa situazione sempre più drammatica, a ridurre progressiv­amente il numero di lavoratori frontalier­i a beneficio dei residenti. Soprattutt­o nel settore terziario: qui, dall’introduzio­ne della Libera circolazio­ne, quasi il 70 per cento dei nuovi posti di lavoro è andato a frontalier­i».

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TI-PRESS Il presidente dell’Udc

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