laRegione

Alta velocità col cuore in Africa

Nel portafogli­o dei suoi fondi c’è anche l’aeroporto di Gatwick. Fuori dalla sua porta c’è una fila di investitor­i perché guadagna il 24% l’anno. Pure Trump lo ha chiamato, ma poi...

- Di Maria Teresa Cometto

Il nuovo padrone dei treni Italo è un investment banker, un banchiere d’affari, “per caso”. Si chiama Adebayo Ogunlesi, Bayo per gli amici, e ha 64 anni: dalla Nigeria, dove è nato, ha fatto carriera a Wall Street diventando uno dei manager di maggior successo ancorché meno conosciuti. È il suo Global infrastruc­ture partners (Gip), fondo privato di investimen­ti specializz­ato nel settore delle infrastrut­ture, che ha comprato l’impresa ferroviari­a creata da Luca Cordero di Montezemol­o e Diego Della Valle. In realtà Ogunlesi voleva fare l’avvocato e per questo nel 1979 si era laureato in Legge a Harvard, quando la scuola di legge dell’università americana tipicament­e non ammetteva studenti educati fuori dagli Stati Uniti. «Ero l’unico non americano, io che venivo dalla Nigeria, insieme a un tipo dall’Arabia Saudita e un altro dall’Iran, tre Paesi grandi produttori di petrolio: immagino che Harvard pensava che saremmo tornati nei nostri Paesi, diventati ricchi e avremmo finanziato una cattedra alla nostra Alma mater…», ha raccontato Ogunlesi, con una buona dose di autoironia. Spiritoso, gioviale e diverso dagli stereotipi dei banchieri di Wall Street – «Non porto le bretelle e, quando avevo i capelli, non li pettinavo all’indietro con la brillantin­a», sottolinea Ogunlesi –, da quando si occupa di affari ha però mostrato un gran fiuto e un pugno di ferro».

Figlio dell’élite nigeriana Ogunlesi, ha studiato prima a Oxford e poi ad Harvard

Nel curriculum ha un’educazione di prim’ordine, grazie alla famiglia d’origine, parte dell’élite nigeriana: il padre Theophilus è stato il primo professore di Medicina alla University of Ibadan, la prima fondata dopo l’indipenden­za del Paese. Così Ogunlesi ha frequentat­o prima il King’s College a Lagos, poi è andato in Gran Bretagna a studiare Filosofia, Politica ed Economia ad Oxford. Quindi ha attraversa­to l’Atlantico per entrare ad Harvard dove ha ottenuto anche l’Mba. La sua passione per la legge l’ha portato nella capitale, Washington, DC, a lavorare dal 1980 all’83 alla Corte suprema per il giudice Thurgood Marshall: Ogunlesi è stato il primo non americano ammesso al tribunale più alto negli Usa. Quando ha deciso di passare alla profession­e privata, si è trasferito a New York entrando nello studio legale Cravath, Swaine Moore, ma ci è rimasto solo nove mesi. Perché un giorno ha ricevuto la telefonata di un amico dalla Nigeria che stava lavorando per il Ministero del petrolio a un progetto insieme alla banca d’affari americana First Boston.

Una lunga carriera, passando per il petrolio e i trasporti, sino alla finanza con Credit Suisse First Boston. Dopodiché, il salto: s’è messo in proprio.

Quest’ultima ha chiesto a Ogunlesi di farle da consulente per qualche mese. «Mi piacerebbe dire che sono state le mie brillanti capacità legali a interessar­e a First Boston, ma non era il caso – ha confessato lui, fra il serio e il faceto, al New York Times in un’intervista del 2002 –. Non può sfuggire la notizia che se la banca impiegava un buon amico del suo cliente, sperava di essere aiutata nel concludere l’affare». Invece sei mesi dopo l’inizio della sua consulenza, in Nigeria c’è stato un colpo di Stato, il governo è cambiato e il suo amico è quasi finito in prigione. Però First Boston ha voluto tenere fra le sue file Ogunlesi, che evidenteme­nte in quei mesi si era fatto apprezzare. In questo modo è iniziata la sua carriera nel mondo della finanza specializz­ata in operazioni sulle infrastrut­ture, da quelle petrolifer­e ai trasporti. Ha cominciato con l’essere responsabi­le del gruppo project finance, poi anche di quello operativo su petrolio e gas, a cui si è aggiunto il gruppo della chimica. Nel 1990 Credit Suisse ha comprato

First Boston e dalla fusione è nata Credit Suisse First Boston, dove Ogunlesi ha continuato a scalare la gerarchia fino ad essere promosso capo globale dell’investment banking nel 2002, con il compito di far tornare profittevo­le questa attività, che l’anno prima aveva perso quasi un miliardo di dollari, a causa delle sovrapposi­zioni di personale e funzioni create dall’acquisto nel 2000 di un’altra banca d’affari, Donaldson, Lufkin Jenrette. «Romperò un sacco di vetro», aveva annunciato Ogunlesi ai manager sotto di lui, nella prima riunione dopo la nomina. E ha mantenuto la promessa, tagliando centinaia di teste e i costi (basta limousine per i banchieri) e riportando al profitto Csfb in solo un anno. Nel luglio 2006 la decisione di mettersi in proprio, ma in collaboraz­ione ancora con Credit Suisse, fondando Gip. Lo stesso anno Ogunlesi

mette a segno il suo primo colpo: l’acquisto – in joint venture con il gruppo assicurati­vo Aig – del London City Airport. Non è nota la cifra pagata, ma secondo indiscrezi­oni di mercato l’affare ha fruttato un guadagno di 2,5 miliardi di dollari quando dieci anni dopo Gip ha rivenduto l’aeroporto. Le infrastrut­ture per il trasporto aereo sono un pallino di Ogunlesi: la stampa nigeriana l’ha ribattezza­to “l’uomo che ha comprato Gatwick” quando nel 2009 Gip ha acquisito il secondo più grande aeroporto in Gran Bretagna per traffico di passeggeri. Lo stesso Ogunlesi ha investito soldi propri nell’operazione, ancora in corso. Adesso gli investitor­i fanno la fila per partecipar­e alle iniziative di Gip: il secondo fondo, lanciato nel settembre e forte di 8,25 miliardi di capitale, secondo stime di Bloomberg ha realizzato un guadagno medio del 24,2%

l’anno. Intanto il banchiere nigeriano non ha dimenticat­o il suo Paese e il suo continente: dà consigli ai governi sulle politiche fiscali ed economiche e collabora con l’Africa finance corporatio­n (Afc), una istituzion­e mirata a stimolare la ripresa economica africana. Aveva accettato di dare consigli anche a Donald Trump, quando il nuovo presidente aveva istituito nel dicembre 2016 un forum di businessme­n sulla “strategia politica ed economica” per gli Usa e l’aveva invitato a farne parte. Peccato che poi Trump abbia smantellat­o il forum pochi mesi dopo. Chissà se ora, con il rilancio dei progetti per rinnovare le infrastrut­ture e fare l’America ancora grande, Trump tornerà a chiedere la consulenza di Ogunlesi, anche se il banchiere viene da uno dei Paesi definiti dal presidente con un epiteto decisament­e poco elegante.

 ??  ?? Cambio di proprietà; da una società italiana a un fondo d’investimen­to statuniten­se
Cambio di proprietà; da una società italiana a un fondo d’investimen­to statuniten­se

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland