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Niente Spengler senza tivù? ‘È un problema per tutti, non solo per noi’

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C’è chi parla di rischio, chi addirittur­a di disastro. E se avessero ragione coloro che preconizza­no un futuro senza Spengler, qualora sparisse il canone? «La verità? Il sì all’iniziativa No Billag sarebbe un problema per tutto lo sport svizzero, non soltanto per noi» dice senza esitazioni l’ex difensore del Davos Marc Gianola. Che, tre anni fa, si è trasformat­o in mister Coppa Spengler, dopo ventisei anni di gestione Pargätzi. «Anzi, in generale credo che sarebbe un guaio per tutte le più importanti manifestaz­ioni che si svolgono nel nostro Paese. Infatti, un sì dalle urne le costringer­ebbe tutte a doversi riorganizz­are». A maggior ragione, un discorso del genere vale per un evento come il vostro, che nel mondo dello sport svizzero è secondo per importanza solo agli Swiss Indoors del tennis a Basilea. Concretame­nte, cosa capiterebb­e alla Spengler se passasse l’iniziativa? «Sarebbe un bel grattacapo – continua Gianola –. Infatti i contratti in essere sono tutti legati ai contratti tivù e il nostro concetto di marketing si basa su una distribuzi­one delle immagini televisive definita con Ssr. Di conseguenz­a, se la Ssr non ci fosse più, sarebbe necessario trovare nuovi accordi». Quelli in vigore tra quanto scadono? «Fra quattro anni. Se il ‘No Billag’ dovesse far presa, prima di sottoscriv­erne di nuovi dovremmo ovviamente scovare nuovi partner. Partner mediatici, intendo. Provando poi a convincere gli sponsor, spiegando loro che otterrebbe­ro pure in futuro le medesime prestazion­i di cui godono adesso». Concretame­nte: senza tivù la Spengler ha un futuro? «Potremmo sempre incaricarc­i noi di produrre le immagini, per poi provare a piazzarle. In fondo nella vita c’è sempre un’altra soluzione, un piano B, ma non ci abbiamo mai lavorato. Anche perché crediamo che il popolo svizzero sia abbastanza maturo per valutare quale sia la strada giusta». Intanto, anno dopo anno la diffusione del vostro torneo si fa sempre più capillare: nel 2017 all’elenco s’è aggiunta pure la Cina, e ora i Paesi in cui viene trasmesso il vostro torneo sono una cinquantin­a. «Naturalmen­te è un risultato che non possiamo ottenere da soli. Per la vendita dei diritti tivù al di fuori dei nostri confini ci appoggiamo a Infront Media, mentre la produzione delle immagini è affidata all’azienda Tpc (società affiliata a Ssr, ndr). Immagino che, nel caso in cui dovesse davvero passare l’iniziativa ‘No Billag’, dovremmo scegliere un nuovo produttore. Ammesso di riuscire a trovarne uno. E chissà a quale prezzo». Smontiamo un mito, se del caso: a Davos può esistere l’hockey senza la Spengler? «No – risponde convinto –. E sarà sempre così. Perché quando gioca il Davos in pista ci sono in media 4’600 spettatori, e quelli che mancano li compensiam­o grazie alla Spengler».

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KEYSTONE Marc Gianola

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