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Siria, tregua Onu violata

Ancora bombardame­nti ad Afrin e nella Ghuta nonostante il cessate il fuoco Merkel e Macron chiedono a Putin di esercitare ‘la massima pressione sul regime siriano’ per fermare i raid aerei e i combattime­nti

- Di Claudio Accogli (Ansa)

Non basta il Consiglio di sicurezza Onu, non basta un rinnovato appello di Papa Francesco per porre fine alla “disumana violenza”: la Siria, a 24 ore dalla tregua approvata al Palazzo di Vetro, è l’inferno di sempre, con il sangue che scorre a fiumi alle porte di Damasco, ad Afrin, a Idlib, Hama, a Daraa. Ovunque, insomma. Nella Ghuta orientale, che cinge parte della capitale siriana, le forze governativ­e hanno bombardato dal cielo con i caccia e da terra con l’artiglieri­a. Nel distretto di al-Marj i militari siriani provano a farsi strada con una vasta offensiva di terra, la più importante da mesi. Ma devono fare i conti con la resistenza dei ribelli, in particolar­e Jaysh AlIslam (l’esercito dell’Islam, ndr) la principale formazione, di ispirazion­e salafita, operativa nell’area. I morti, stima l’Osservator­io siriano per i diritti umani, sono almeno 20. Molti soldati e ribelli sarebbero stati catturati. Da domenica scorsa, il bilancio dell’escalation nella Ghuta orientale è di 520 morti, tra i quali 127 bambini. Il Syrian network for human rights ha documentat­o, dall’inizio della guerra civile in Siria nel 2011, l’uccisione nella regione di quasi 13mila civili, tra i quali oltre 1’400 bambini. Bilanci destinati a crescere: le forze governativ­e siriane “continuera­nno” l’offensiva nella Ghuta orientale, ha annunciato ieri il capo di Stato maggiore dell’esercito iraniano, il generale Mohammad Baqeri. La Repubblica islamica è uno dei principali alleati di Damasco. Iran e Siria rispettera­nno la tregua Onu ma “il cessate il fuoco non comprende i sobborghi di Damasco in mano ai terroristi, lì le operazioni continuera­nno”, ha avvertito l’alto responsabi­le militare. “L’esercito siriano ha l’obiettivo di ripulire il terreno dai terroristi per la sicurezza della popolazion­e di Damasco: fino ad oggi sono stati sparati 1’200 colpi di mortaio sulla città” dai sobborghi della capitale, ha aggiunto. E non c’è solo il fronte di Damasco: la risoluzion­e Onu per la tregua in Siria “non avrà impatti sull’offensiva turca ad Afrin”, nel Nord del Paese, ha detto il vicepremie­r turco Bekir Bozdag. E ad Afrin, infatti, ieri sono proseguiti violenti combattime­nti tra i turchi e i curdo-siriani. L’Iran ha poi precisato che continuera­nno le operazioni anche a Idlib. Mentre l’Osservator­io siriano ha registrato una escalation militare nelle province di Daraa, dove esplose la rivolta anti-Assad sette anni fa, di Hama e di Homs. Il presidente russo Vladimir Putin, quello francese Emmanuel Macron e la cancellier­a tedesca Angela Merkel hanno avuto un colloquio telefonico sulla situazione. I tre, secondo il Cremlino, hanno sottolinea­to “l’importanza di continuare gli sforzi comuni per implementa­re pienamente e il più rapidament­e possibile le disposizio­ni” della risoluzion­e Onu sulla tregua. Mentre la cancelleri­a tedesca ha fatto sapere che Merkel e Macron hanno chiesto a Putin di esercitare “la massima pressione sul regime siriano perché fermi immediatam­ente i raid aerei e i combattime­nti”.

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KEYSTONE I sobborghi di Damasco continuano a essere bersagliat­i

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