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Prosciolto, ma i conti non tornano

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Caduta – di fronte al giudice Mauro Ermani – lo scorso mese di gennaio l’accusa nei suoi confronti di violenza carnale, resta allo sfortunato protagonis­ta di questa storia – oltre al torto morale – anche la questione dei rimborsi. Quelli derivanti dai 43 giorni trascorsi in detenzione. Un’ingiusta carcerazio­ne per la quale il giovane, un 32enne del Locarnese originario d’oltre Gottardo, avrebbe dovuto percepire 7’600 franchi. Di quei soldi lui non ha visto che una minima parte (l’equivalent­e di 5 aliquote giornalier­e). Ora – come anticipato dal Caffè – chiede gli venga rimborsato quanto gli spetta di diritto. «Sono contento di essere stato prosciolto – ci aveva raccontato qualche giorno dopo la sentenza –. Ci sono stati a mio avviso degli errori procedural­i. Ma quel che è grave è che la giustizia ha sbagliato e non mi ha nemmeno risarcito il danno subito. Mancano 38 aliquote per ingiusta carcerazio­ne. Me l’hanno ridotta a cinque giorni, invece di quarantatr­é, perché ritengono che il rapporto sessuale con colei che mi ha accusato, una 58enne mia conoscente, c’è stato. Non è affatto vero, non ho mai avuto rapporti con quella donna. Ho discusso con il mio avvocato al termine del processo. Abbiamo deciso di accettare questa decisione del giudice. Ma questo non significa che io debba anche accettare di non essere rimborsato». Per capirci di più in questa triste vicenda bisogna tornare al gennaio 2015. Il giovane 32enne viene invitato dalla donna che poi lo denuncerà, stretta parente di una sua vicina di casa, a guardare la television­e a casa sua. Trascorron­o la serata assieme, poi lui rientra a casa. Ha sempre sostenuto che non ci fu alcun contatto fisico ma il mattino seguente, però, la polizia si presenta a casa sua per il fermo. Il 32enne, che si professa innocente, trascorre nel carcere giudiziari­o della Farera un mese e mezzo. Lo scorso 18 gennaio, in aula, viene, come detto, prosciolto per mancanza di prove. Ora che la sentenza è cresciuta in giudicato ha deciso di farsi rimborsare dallo Stato ciò che gli spetta. Nel frattempo si è rivolto al Consiglio della magistratu­ra per segnalare quelli che lui ritiene siano stati gli errori nell’operato del Pp Akbas e del giudice Ermani. Querelerà pure la donna per denuncia mendace: «Lei è riuscita a truffare tutti, inventando­si un caso di autolesion­ismo».

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TI-PRESS Il caso non è ancora chiuso

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