‘La Svizzera ha scritto storie che ricorderemo’
«Volevamo scrivere delle belle storie e ci siamo riusciti». Ralph Stöckli, capodelegazione elvetico a Pyeongchang, è un uomo felice. E non solo per le 15 medaglie conquistate che eguagliano il record di Calgary 1988... «Questi paragoni sono divertenti, ma rappresentano un esercizio molto delicato. L’importante è saper apprezzare il presente e vedere quanto riusciamo a fare con il potenziale a disposizione. E in questo senso il bilancio è positivo». E Ralph Stöckli non si sottrae al compito di fare dei nomi... «Tra le storie che ricorderemo vi sono quelle della staffetta femminile del fondo (4° posto, ndr), delle giovani biathlete capaci di portare a casa tre top-10, oppure della squadra di freestyle, la cui gioia di vivere è stata contagiosa e fonte di arricchimento, o ancora il 4° posto di Livio Wenger nella “mass start” del pattinaggio di velocità». Ma come ogni buon dirigente che si rispetti, lo sguardo di Stöckli è già rivolto al futuro, a quel 2022 che vedrà gli atleti impegnati a Pechino... «La Cina si sta già preparando a fondo, proprio come hanno fatto i sudcoreani per Pyeongchang, dove non a caso sono riusciti a emergere in nuove discipline. Dovremo essere ancora più efficaci se non vogliamo perdere contatto con le migliori nazioni». La Svizzera, dalla cultura sportiva molto diversificata, continuerà a lavorare e a osservare ciò che gli altri fanno bene (come la Norvegia): «Ma senza copiare». Con un ultimo auspicio: «Che sia di sprone alla candidatura di Sion 2026». Ma questa è un’altra storia...