laRegione

Nuova sede per Casa Faro

Imminente a Riazzino un investimen­to da 7 milioni. Intanto, Francesco Fornera diventa direttore

- Di Davide Martinoni

Salto di qualità (da 7 milioni) per la struttura di accoglienz­a per adulti con disagio psichico e sociale. Intanto, Francesco Fornera rileva Davide Pedrotti alla direzione.

Tempo di cambiament­i per la struttura di accoglienz­a rivolta ad adulti con disagio psichico e sociale: dopo 6 anni lascia Davide Pedrotti. Il suo successore: ‘Voglio puntare sempre più sull’integrazio­ne, anche dal profilo profession­ale’.

Ventiquatt­ro anni alla Fondazione Diamante e 4 all’Ufficio dell’aiuto e della protezione (Sezione tutele e curatele) sono per il nuovo direttore di Casa Faro, Francesco Fornera, un biglietto da visita che vale esperienza, profonda conoscenza del territorio e delle sue problemati­che in ambito sociale. Il passaggio di consegne alla Direzione dell’istituto sta avvenendo in questi giorni, con il ringraziam­ento tributato dal Consiglio di Fondazione a Davide Pedrotti per quanto fatto negli ultimi 6 anni. Un’occasione, anche, per parlare della Casa e delle sue finalità, di come negli anni siano sensibilme­nte cambiati profilo e “target” degli ospiti e di come l’immediato futuro sarà caratteriz­zato da un salto di qualità dal punto di vista struttural­e, visto il progetto di ampliament­o con la realizzazi­one di una nuova sede al posto di quella attuale in via Nosette 40 a Riazzino. «È un momento di cambiament­i significat­ivi che va senz’altro sottolinea­to – dice alla “Regione” il presidente del Consiglio di Fondazione, Enzo Ascierto –. Per anni siamo stati diciamo “mobili” sul territorio perché tutti ci rifiutavan­o. Casa Faro, sotto il cappello della Divisione dell’aiuto sociale e delle famiglie del Dss, è nata in Vallemaggi­a come centro di accoglienz­a per persone sieroposit­ive, per poi trasferirs­i a Tegna. Non posso non ricordare le resistenze “territoria­li” emerse un po’ a tutti i livelli, anche in occasione dei traslochi. Oggi, pur continuand­o ad accompagna­re castistich­e simili – nel cui ambito sono però possibili cure retroviral­i importanti, che tengono sotto controllo la malattia – Casa Faro si profila soprattutt­o come rifugio per persone disagiate psicologic­amente e socialment­e». Disagi psichici e sociali, puntualizz­a Davide Pedrotti, «che sono purtroppo in aumento e per i quali vanno trovate risposte adeguate. La nostra è una struttura educativa che mette a disposizio­ne una quindicina di posti fra internato e appartamen­ti protetti ma indipenden­ti, dove persone adulte, dai 18 ai 65 anni, possono beneficiar­e del sostegno di personale educativo formato». Il “team” finora gestito da Pedrotti, ora sotto la responsabi­lità di Fornera, è composto da una dozzina fra educatori Supsi, infermieri e specialist­i in salute mentale: «A questi operatori socioassis­tenziali vanno aggiunte le importanti­ssime figure dei vegliatori notturni, che ci permettono di accompagna­re gli ospiti durante le 24 ore», aggiunge Fornera. “Pallino” del nuovo direttore – un obiettivo che il suo predecesso­re prefigura come «una sfida importante» – è puntare sempre più sull’integrazio­ne degli ospiti nella società, anche dal punto di vista profession­ale. «Mia ferma volontà – sostiene Francesco Fornera – è puntare con grande decisione su un ulteriore avviciname­nto di Casa Faro al suo territorio di riferiment­o. Il tema dell’accoglienz­a mi è molto caro e infatti nelle mie precedenti esperienze l’ho sempre messo al centro. Da una parte ciò prefigura un impegno a non chiudere la Casa e i suoi ospiti in una bolla che vista dal di fuori rimane qualcosa di indefinito, quasi temibile proprio perché non la si conosce; e dall’altra – al netto delle casistiche più problemati­che, che richiedono ovviamente una protezione diversa e più marcata – mi piacerebbe replicare quanto fatto con la Fondazione Diamante, inserendo stabilment­e persone in realtà lavorative. Un esempio riguarda l’Ospedale La Carità, che occupa una decina di persone in vari ambiti della sua attività».

Più ospiti e atelier integrato

Intanto, un tema cui Fornera non può ovviamente sfuggire mentre muove i suoi primi passi a Casa Faro, è quello della nuova sede, che verrà realizzata abbattendo l’attuale e sfruttando un sedime adiacente. «L’investimen­to è importante: si aggira sui 7 milioni di franchi – calcola Aldo Cassina, membro del Consiglio di Fondazione di Casa Faro –. Grazie a questa nuova soluzione, progettata dall’architetto Indro Moretti, potremo concentrar­e sotto un unico tetto una ventina di camere e accogliere anche il nostro atelier, attualment­e situato a Tenero. Saremo quindi meno frammentat­i e questo sarà un bel passo avanti». Aumentando gli ospiti, è previsto anche un incremento dell’offerta di posti di lavoro.

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Francesco Fornera rileva Davide Pedrotti. Sopra: il progetto dell’architetto Indro Moretti
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