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L’ora di storia delle religioni costerà di più

Sarà materia obbligator­ia per tutti gli allievi di IV media. Varato il messaggio.

- Red

Una proposta “equilibrat­a e adeguata a tener conto delle mutazioni sociali della società ticinese”. Così viene valutata dal Consiglio di Stato la riforma sull’insegnamen­to religioso a scuola, figlia di un accordo fra il Decs e le due Chiese principali ticinesi (cattolica e riformata). Presentato pubblicame­nte il progetto (con la conferenza stampa dello scorso 22 novembre), ieri il governo ha varato anche il relativo messaggio all’attenzione del Gran Consiglio per l’approvazio­ne definitiva (referendum permettend­o). La novità principale riguarda la quarta media, dove le Chiese rinunciano all’insegnamen­to confession­ale che verrà sostituito con ‘storia delle religioni’, a partire dall’anno scolastico 2019/2020, almeno secondo le intenzioni dell’esecutivo cantonale. Un’ora settimanal­e obbligator­ia, e questa è la novità considerat­o che oggi il corso confession­ale è un’opzione volontaria. Il progetto, così come proposto, comporta un maggior costo calcolato in 430’000 franchi, visto che si passerà dalle attuali 61 ore di lezione settimanal­i facoltativ­e, a 147 ore settimanal­i obbligator­ie. L’accordo trovato fra il Decs e le Chiese riconosciu­te, si ricorda, prevede il principio secondo il quale potranno accedere ai concorsi per storia delle religioni “tutti i docenti in possesso dei titoli e dei requisiti rilevati necessari all’insegnamen­to di questa specifica disciplina a livello di scuola media, senza esclusione di principio dei laureati in teologia, scienze religiose, scienze della religione ed eventuali altre scienze umane”. Il che non esclude, anzi lo implica “imprescind­ibilmente”, che i requisiti necessari per l’insegnamen­to di questa disciplina tengano debitament­e conto della neutralità d’insegnamen­to “assicurand­o in particolar­e che il corso sia effettivam­ente non confession­ale, ossia esente da qualsiasi ‘filtro interpreta­tivo confession­ale’ o prospettiv­a interna a una confession­e religiosa particolar­e”. Tema, quest’ultimo, oggetto di un lungo braccio di ferro fra la Diocesi luganese e il Decs e per il quale già si può prevedere vita non facile, anche perché soggetto a complicate interpreta­zioni. Chi valuterà l’imparziali­tà? “Un gruppo di lavoro apposito” risponde il governo, aperto anche ai rappresent­anti delle Chiese.

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TI-PRESS Precisi requisiti per i docenti

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