Parità salariale e molestie nell’agenda politica
Trentasei. Tanti gli anni, ormai, trascorsi dall’inserimento nella Costituzione federale della parità salariale fra uomo e donna. E da trentasei anni è ancora un’utopia. Lo è senza ombra di dubbio in Ticino dove la differenza è pari al 16,4 per cento. Una situazione “inaccettabile” si legge nell’interrogazione di Tatiana Lurati Grassi e Gina La Mantia, deputate socialiste, sottoscritta da altri diciotto parlamentari che si riconoscono nel Ps, appunto, ma anche nel Pc, Ppd, Plr, Lega dei Ticinesi e Udc. È un triste e indecente testimone, quello che alcune deputate ticinesi si passano di anno in anno – sempre in occasione dell’8 marzo, Festa della donna – e che si traduce in un atto parlamentare. Indecente non certo per colpa loro, delle donne, ma di una società che ancora fatica a riconoscere al mondo femminile pari dignità professionale. A maggior ragione, dunque, “il settore pubblico [a tutti i livelli, ndr] deve continuare a mostrare il buon esempio, con costanza” si precisa nell’interrogazione presentata ieri. Il Canton Ticino aderisce alla ‘Carta’ per la parità salariale nel settore pubblico e firmandola si è impegnato a realizzare all’interno dell’amministrazione pubblica un’analisi regolare sul rispetto del principio in questione, così come a incoraggiare enti parastatali e non (vedi commesse pubbliche) a rispettare la parità. Orbene, l’ultima analisi risale al 2014 e quando s’intende procedere – chiedono i deputati – a un’ulteriore dettagliata indagine? Ma anche, quali misure sono state applicate dopo il 2014 e con quali risultati? Gli atti parlamentari precedenti, si ricorda, facevano riferimento alla carriera professionale delle donne all’interno dell’amministrazione cantonale: a che punto siamo? E non ultimo, come intende muoversi il Consiglio di Stato per far rispettare la parità salariale anche negli enti parastatali e lo specifico articolo inserito nella legge sulle commesse pubbliche? E sempre ieri anche il sindacato Ocst ha preso posizione sullo stesso tema precisando che “è un po’ deprimente doverlo ripetere, ma anche l’8 marzo di quest’anno ci pone nelle condizioni di dover ribadire che alla disparità salariale non è stata trovata una soluzione soddisfacente”. Un’ingiustizia, anzi una “disparità non spiegata” perché non ha “nessuna ragione di esistere”.
Violenza sessuale, quanta prevenzione sui posti di lavoro in Canton Ticino?
Disparità salariale, certo, ma quest’anno – non solo in Ticino – s’è imposto anche il tema della violenza sessuale, sempre sulle donne. Una seconda interrogazione di Gina La Mantia e Tatiana Lurati Grassi, con altri quindici colleghe e colleghi del Ps, Plr, Pc e Ppd, chiede al governo cosa si fa in Ticino “per monitorare in modo attendibile il fenomeno delle molestie sessuali sul posto di lavoro e in che misura gli strumenti messi a disposizione dalla Confederazione sono stati adottati dalle ditte ticinesi”. Nell’atto parlamentare si chiede altresì di conoscere il numero di imprese che prevedono un interlocutore per le vittime di molestie sul posto di lavoro. Non ultimo, s’invita il Consiglio di Stato a promuovere una campagna di sensibilizzazione in tutte le aziende. Sullo stesso tema c’è da segnalare anche una mozione di Massimiliano Ay, deputato del Partito comunista, che allarga il discorso alla violenza contro le donne in famiglia. Se per le donne maltrattate già esiste in Ticino un luogo di ricovero urgente e sicuro, una simile struttura manca agli uomini che vivono il disagio e che potrebbero scaricare tutta la tensione sulle proprie ex compagne. Da qui la richiesta di creare una casa d’accoglienza anche per i maschi soli, abbandonati e potenziali violenti.