Reati perseguibili per 20 anni
Il Consiglio nazionale ha deciso di raddoppiare il termine di prescrizione per danni alle persone La Camera del popolo intende garantire, ad esempio alle vittime dell’amianto, di potersi rivolgere a un tribunale anche dopo decenni
È necessario prolungare il termine di prescrizione per danni alle persone da dieci a venti anni. Lo ha deciso ieri il Consiglio nazionale che ha approvato – con 102 voti contro 90 – un compromesso tra lo status quo adottato dagli Stati (10 anni) e la proposta del Consiglio federale di estendere il termine a trent’anni. In Parlamento il dossier risale a più di dieci anni fa quando, nel 2007, una mozione aveva incaricato il Consiglio federale di prolungare il termine di prescrizione per danni che vengono alla luce solo dopo molto tempo. In tutti questi anni l’attenzione si è focalizzata sulle vittime dell’amianto. Parallelamente ai lavori parlamentari, un Fondo di indennizzo a favore di queste ultime è stato istituito (è operativo dallo scorso luglio) nell’ambito di una tavola rotonda – coordinata dall’ex consigliere federale Moritz Leuenberger – a cui hanno partecipato rappresentanti delle vittime, dei sindacati, dei datori di lavoro, delle assicurazioni e dell’amministrazione federale. Il Fondo ha una dotazione iniziale di 6 milioni di franchi. Dal mondo economico sono giunte promesse di versamento per 60-100 milioni. Con questo ‘Fondo’ si è quindi trovato una soluzione che accontenta un po’ tutti, per dare la possibilità alle vittime che non possono più rivolgersi a un tribunale di essere comunque risarcite. Per Corrado Pardini (Ps/Be) – relatore commissionale assieme a Giovanni Merlini (Plr) – la fondazione funziona, ma per alimentarla finanziariamente attraverso l’economia privata, è necessaria una sicurezza giuridica. Secondo il consigliere nazionale, per garantirla bisognava quindi sostenere il compromesso accettato ieri dal Nazionale: chi invece lo contesta, si schiera anche contro la soluzione trovata attraverso il ‘Fondo’. Tra questi c’era, a nome di una minoranza, il consigliere nazionale Yves Nidegger (Udc/Ge): a suo parere, un termine di 20 o 30 anni genera un’eccessiva insicu-
Sommaruga: non si tratta di proteggere solo le vittime dell’amianto
rezza, specie nelle aziende, per di più confrontate con alti costi assicurativi e burocratici, a causa dell’obbligo di dover conservare i documenti dell’epoca. All’origine del raddoppio degli anni di prescrizione vi è anche una sentenza del 2014 della Corte europea dei diritti umani (Cedu) che critica la Svizzera per il termine di prescrizione attuale. Quest’ultimo impedisce alle vittime dell’amianto di rivolgersi a un tribunale. Secondo la consigliera federale Simonetta Sommaruga estendendo il limite a venti anni si potrebbe anche adeguare il diritto di prescrizione alla sentenza della Cedu. La ‘ministra’ di giustizia e polizia ha poi ricordato che non si tratta solo di proteggere le vittime dell’amianto, ma di tenere in considerazione anche le conseguenze alla salute di, ad esempio, opere
mal eseguite o delle nuove tecnologie. L’Unione sindacale svizzera (Uss) ha accolto con piacere la decisione di ieri: in una nota ha sottolineato che l’innalzamento del termine di prescrizione a venti anni è il “minimo” per poter rispettare gli standard tecnici e del diritto internazionale. Il Consiglio Nazionale ha quindi fatto “un passo nella giusta direzione”, si legge nel comunicato. Inoltre anche secondo Luca Cirigliano, segretario generale dell’Uss, il Fondo di indennizzo non basta: è stata trovata una soluzione per le malattie legate all’amianto, ma non per altre che compaiono anch’esse solo dopo dieci anni, spiega a ‘laRegione’. Il diritto svizzero attuale non corrisponde quindi “allo stato dell’arte della medicina e della prassi della Cedu”, conclude Cirigliano. Il dossier passa ora di nuovo agli Stati.