E poi non rimase nessuno
Fra dimissioni, epurazioni e scandali la Casa Bianca di Donald Trump continua a perdere pezzi. Uno sfaldamento dovuto a lotte di potere, regolamenti di conti, e naturalmente anche al Russiagate, che getta una luce sinistra sull’ascesa del Presidente. Ma c
‘… E poi non ne rimase nessuno’. Il titolo dell’edizione americana di ‘Dieci Piccoli Indiani’, di Agatha Christie, ben si attaglia al tortuoso feuilleton dell’amministrazione Trump. Se n’è andato anche Gary Cohn, consigliere economico (cfr. pagina 9), e ormai s’è perso il conto di tutte le persone fuggite o cacciate dal presidente. Difficile elencare tutti i motivi di queste partenze. C’è chi si è schiantato sulla storiaccia dei rapporti con l’entourage di Vladimir Putin, che avrebbe interferito con le elezioni del novembre 2016: personaggi come il direttore della Fbi James Comey, ‘reo’ di aver voluto investigare la faccenda, e Michael Flynn, consigliere per la sicurezza nazionale. Costui perse la faccia quando emersero i suoi rapporti con l’ambasciatore russo Sergey Kislyak ed emerse la notizia che aveva ingannato il vicepresidente su di essi. Poi c’è Steve Bannon, lo stratega elettorale del neopopulismo fomentato dal suo sito ‘Breitbart’. Divenuto un peso dopo le violenze a sfondo suprematista che nell’agosto scorso fecero un morto e trenta feriti a Charlottesville, Virginia. Ma dietro c’era anche un rapporto sempre più teso col presidente e col capo dello staff John Kelly. Kelly era appena subentrato a Reince Priebus, a sua volta messo alla porta (come pure Sean Spicer) da Anthony Scaramucci, il direttore della comunicazione che lo accusava di avere spifferato informazioni sensibili alla stampa. Anche Scaramucci durò solo dieci giorni, condannato da una telefonata condita da insulti da ubriacone a un giornalista del ‘New Yorker’. Un domino vertiginoso. Ma ci sono anche quelli che si sono fatti “fregare” dalla coscienza, come il procuratore Sally Yates, che proprio non ce l’ha fatta a tener bordone a Donald sul ‘muslim ban’. Una cosa è certa: se Trump voleva portare alla Casa Bianca le peripezie del suo reality hobbesiano ‘The Apprentice’ – nel quale urlava “sei licenziato!” ad apprendisti smarriti – c’è riuscito alla grande.