Insieme per una medaglia
È il motto di Murat Pelit, scialpinista di Stabio che parteciperà alle Paralimpiadi, al via domani a Pyeongchang
Quello che alle Olimpiadi di Pyeongchang non è riuscito a Lara Gut, Deborah Scanzio e Nicole Bullo, proverà a farlo Murat Pelit, 35enne di Stabio che sogna di tornare dalle Paralimpiadi coreane – al via domani con la cerimonia di apertura in programma alle 12 – con almeno una medaglia. Per il Ticino, ma soprattutto per se stesso e per chi gli è stato (e sta tuttora) vicino nella quotidiana lotta contro i devastanti effetti di un tumore osseo (condrosarcoma sacrale) che nel 2003 lo ha costretto a farsi togliere l’osso sacro, rendendolo paraplegico. Grazie alla sua incredibile voglia di vivere e forza di volontà, Murat ha però trasformato questo episodio in un nuovo inizio e nei prossimi giorni, dopo qualcosa come un’ottantina di operazioni chirurgiche, andrà con il suo monosci a caccia di una medaglia paralimpica. «Quando ho scoperto di essere stato selezionato per i Giochi, ci sono stati innanzitutto trenta secondi di vuoto mentale, tanto che mi parlavano al telefono ma io ormai non capivo più niente – ha raccontato il ticinese a Radio Fiume Ticino –. La gioia è stata grande, anche perché negli ultimi quattro anni la mia preparazione è stata parecchio intensa tra cadute, infortuni alla spalla, la rottura della clavicola e un po’ di commozioni cerebrali. Quest’anno invece tutto sembrava filare liscio, ho cambiato materiale e mi trovo bene e a livello agonistico la stagione è iniziata benissimo con il primo podio. A metà gennaio in Slovenia sono però caduto rovinosamente andando a sbattere contro un cannone della neve, fratturandomi il polso. Inizialmente ho visto sfumare il mio sogno, poi però ho reagito, sono tornato in Ticino e grazie all’operazione dopo
appena quattro settimane ho potuto ricominciare a sciare e dare certezze a Swiss Paralympic, che ha avuto fiducia in me e mi ha selezionato. Non ho mai pensato di mollare, avevo come obiettivo le Paralimpiadi e dopo ogni caduta mi rialzavo più determinato di prima. Ora ci sono e sono davvero gasato».
Tanto sostegno
Il percorso per arrivarci come detto non è stato privo di ostacoli, perché oltre agli strascichi della malattia («A tutt’oggi devo fare molta attenzione, il mio sistema immunitario è vulnerabile»)
e agli infortuni, il ragazzo momò – che oltre a essere vice presidente dell’associazione Esperance Acti (aiuto e cooperazione tra Ticino e Indocina) e segretario della Società pescatori Mendrisiense è, come scrive sul suo sito, zio di quattro fantastici nipotini – ha dovuto arrangiarsi a reperire sponsor per la sua attività. E nel farlo ha pure lanciato un progetto di crowdfunding con il quale in meno di un mese ha raccolto oltre 15’000 franchi grazie a 114 donazioni... «È bello vedere che così tante persone sono disposte a sostenermi. A parte gli allenamenti e le gare con la Svizzera, tutto il
resto è gestito da me. Di solito mi alleno ad Airolo, ma ad esempio a ottobre ho preferito andare in Engadina, sul Corvatsch, che oltre ad essere molto accessibile ha delle piste simili a quelle coreane, soprattutto per il dislivello. Con la Nazionale invece giriamo un po’ tutta l’Europa».
La medaglia, ma non solo
Murat scenderà in pista per la sua prima gara in Corea domenica (alla 1.30 in Svizzera) in superG, mentre in seguito prenderà parte anche a combinata (13 marzo), gigante (14) e slalom (17). Quattro occasioni nelle quali cercherà di salire sul podio, possibilmente sul gradino più alto, senza tuttavia farne un’ossessione... «Posto che esserci è già una vittoria per me, cercherò con tutto me stesso di conquistare una medaglia, ma mi piacerebbe anche tornare a casa con un bagaglio di emozioni enorme e spero che questa mia esperienza possa spingere anche altri ragazzi e ragazze ticinesi in carrozzina o con disabilità a intraprendere questo sport. Trovare altri atleti che abbiano voglia di buttarsi in questa avventura con me, sarebbe la mia vittoria».