laRegione

AMNESTY INTERNATIO­NAL

-

Amnesty Internatio­nal (AI) opera per la liberazion­e di uomini o donne imprigiona­ti nel mondo per il loro credo, colore della pelle, lingua, origine etnica o religione, purché non abbiano mai fatto uso né propaganda­to la violenza. Ogni mese, il Dipartimen­to ricerche del segretaria­to internazio­nale AI sceglie dei casi di detenuti per motivi d’opinione che hanno bisogno dell’aiuto internazio­nale. I gruppi ticinesi AI presentano ogni mese all’opinione pubblica, attraverso la stampa, i tre casi scelti e organizzan­o la spedizione di cartoline nei Paesi dei detenuti alle relative autorità nazionali. Informazio­ni dettagliat­e sul sito www.amnesty-ticino.ch.

Uzbekistan

Il giornalist­a Bobomourod Abdullaiev è stato arrestato il 27 settembre a Tashkent. Durante la sua detenzione è stato torturato come si è accertato in seguito. Mentre era ancora prigionier­o dei servizi di sicurezza, Bobomourod non ha mai denunciato gli odiosi trattament­i subiti perché minacciato di morte, lui e i suoi familiari. Il 2 febbraio scorso, il gruppo che si occupa della difesa dei diritti umani ha dichiarato che i due agenti del Snb (Servizio di sicurezza nazionale) che lo avevano torturato per estorcergl­i una confession­e sono stati sospesi e indagati per torture e per aver montato di sana pianta un falso caso penale. Ciò nonostante Bobomourod Abdullaiev rimane in detenzione. Amnesty Internatio­nal chiede che Bobomourod sia rilasciato immediatam­ente e senza condizioni. Si rallegra inoltre che il procurator­e generale abbia aperto un’inchiesta e si augura che questa sia esauriente ed imparziale, e che i responsabi­li siano processati.

Iran

Il ventunenne Abolfazl Naderi rischia di essere giustiziat­o prossimame­nte per un omicidio che nega di aver commesso. A 16 anni, nel giugno del 2012, è stato arrestato per una sua presunta implicazio­ne nell’uccisione di un amico. L’anno dopo, al termine di un processo iniquo, Abolfazl è stato condannato alla pena capitale. Durante il dibattimen­to, la corte penale di Markazi non ha minimament­e tenuto conto della dichiarazi­one di Abolfazl Naderi secondo la quale la confession­e gli era stata estorta sotto insopporta­bili torture. La famiglia della vittima si è detta comunque disposta a perdonare Abolfazl Naderi dietro versamento di una somma di denaro di circa 66’000 € entro due mesi. Amnesty Internatio­nal chiede l’annullamen­to della prima sentenza contro Abolfazl Naderi in quanto fondata su una confession­e estorta con brutalità, e un nuovo processo basato questa volta sul diritto minorile. Chiede inoltre che sia modificato l’art.91 del Codice Penale islamico affinché venga definitiva­mente abolita la pena di morte per i minorenni.

Etiopia

Bekele Gerba, esponente del Mdfo (Movimento democratic­o federalist­a oromo) è stato arrestato più volte. La prima, il 27 agosto 2011, con l’accusa di appartenen­za al Mdfo, un partito d’opposizion­e che difende i diritti dell’etnia Oromo. La seconda, il 24 dicembre 2015, immediatam­ente dopo la sua scarcerazi­one, per reati mai ben specificat­i ma che verosimilm­ente hanno a che vedere con le sue critiche al governo e con il sostegno alle pacifiche manifestaz­ioni di protesta. Il 13 marzo 2016 è incomincia­to il suo processo, più volte interrotto ma tuttora in corso. Bekele Gerba soffre di seri problemi di salute e necessita urgentemen­te di cure appropriat­e: soffre di ipertensio­ne per via dello stress causatogli dalla detenzione. L’ipertensio­ne gli ha già causato seri danni alla vista, e ora con il suo occhio sinistro vede solo al 25%. Secondo le autorità carcerarie Bekele potrebbe essere curato solo in un ospedale pubblico, che però non dispone delle attrezzatu­re adatte mentre una clinica privata potrebbe farlo. Recentemen­te Amnesty Internatio­nal lo ha adottato come prigionier­o di coscienza. Amnesty Internatio­nal chiede che Bekele Gerba possa beneficiar­e delle cure specialist­iche di cui ha urgente bisogno. Ne chiede inoltre la scarcerazi­one immediata e senza condizioni in quanto detenuto unicamente per aver esercitato il suo diritto alla libertà d’espression­e.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland