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La letteratur­a per un’attrice

L’intervista / Valentina Lodovini, una delle più interessan­ti attrici italiane, domani agli Eventi letterari

- Di Claudio Lo Russo

Intervista a Valentina Lodovini, che sarà domani sera agli Eventi letterari ad Ascona. Lettrice, ragazza di campagna, innamorata di un lavoro inteso come ‘etica e responsabi­lità’...

Ad Ascona viene per la sua ammirazion­e verso Bruno Ganz, ma anche perché è una ‘ragazza di campagna’ amante dei libri. Oltre che del suo lavoro, che richiede ‘responsabi­lità e rispetto’, e tanti ‘no’...

Di Valentina Lodovini so che: è toscana, di Sansepolcr­o, una «ragazza di campagna», dice lei; che da sua mamma ha assorbito le abilità di sarta, al punto di cucire i vestiti a suo nipote; che non ha figli e non desidera averne; che è una un po’ sfuggente, non allineata, per cui forse passa un po’ per antipatica (e dunque mi attira); che a breve la si vedrà pure nel primo film del Terzo segreto di satira, ‘Si muore tutti democristi­ani’, a prescinder­e una nota di merito. Di lei so anche di averla vista nel 2006 in ‘L’amico di famiglia’ di Paolo Sorrentino, ma era un piccolo ruolo e non me ne sono reso conto; di averla rivista in ‘La giusta distanza’ di Carlo Mazzacurat­i, film molto bello, e di aver pensato: “Questa ragazza è bravissima (e bellissima, ok)”; di averla poi vista in altri film per cinema e tv, fino a ‘Benvenuti al Sud’ (che le è valso un David di Donatello), e di aver pensato: “Ecco, ci è arrivata”. In realtà, oggi, il percorso di crescita e di affermazio­ne di un’attrice è molto meno lineare che in passato. In un contesto creativo/industrial­e standardiz­zato al ribasso, come dice lei dipendi da ciò che ti propongono, e non sempre è entusiasma­nte. Per cui una carriera credibile «si costruisce più con i no che con i sì». Valentina Lodovini domani sera sarà al Monte Verità, ospite degli Eventi letterari con Bruno Ganz, entrambi lettori in un incontro dal titolo ‘Rousseau, Humboldt, Thoreau, Jeffers: torniamo alla natura!’. Ma quello che leggerà, ci confida, lo ha scoperto solo l’altro ieri, e come sua abitudine si è subito messa a studiare: «Il dialogo della natura e di un islandese di Leopardi, poi Giorgio Caproni, ‘Versicoli quasi ecologici’, e ‘I limoni’ di Montale».

Che cosa ti motiva a calarti nel ruolo di lettrice in incontri di questo tipo?

In questo caso due fattori. La presenza di Bruno Ganz, perché lo stimo come attore oltre ogni misura, per quanto mi chieda che cosa ci faccio io accanto a lui... Ma è sempre bello poter vedere all’opera artisti come lui. E poi mi garbava il fatto che questo è un evento che lega letteratur­a e natura, perché io sono una ragazza di campagna per la quale la natura è fondamenta­le e sono incuriosit­a da ciò che certi autori hanno scritto sulla natura.

Qual è la tua ‘Utopia della natura’?

L’uomo ha abusato troppo della natura, per cui oggi forse è utopico pensare che tutto torni alla normalità. La natura sta solo iniziando a ribellarsi ed ha ragione.

I primi ricordi letterari?

Oooh... Da piccola, che non avevo neanche la maturità per comprender­lo, c’è stato prima di tutto l’Amleto. L’ho scoperto perché forse i miei fratelli lo stavano studiando a scuola, e in qualche modo incuriosit­a ricordo di averlo letto tutto con una fatica enorme; tornavo indietro e rileggevo, non capivo nulla, ma ne ero attratta. Invece dell’adolescenz­a, con più maturità, il primo ricordo è ‘L’insostenib­ile leggerezza dell’essere’ di Kundera.

Oggi quale spazio ha la letteratur­a nella tua vita e nel tuo lavoro?

Sono una lettrice famelica. Così come non ho pregiudizi in nessun aspetto della mia vita, non ne ho nemmeno nei confronti

della letteratur­a. Sicché passo dal classico alla curiosità verso qualcosa che è appena uscito, perché ne ho letto su un giornale o ha vinto un premio, al libro che trovo a una bancarella. Mi ritrovo con più generi, adoro i fumetti, sono piena di libri aperti o che vengono in viaggio con me. Lo prendo sempre come un nutrimento, aiuta a volte a comprender­e l’altro. Forse un po’ sono così come donna, un po’ come attrice: sono i miei “sopralluog­hi emotivi”, così li definisco. Leggi quando hai tempo libero, per rilassarti o perché ti garba, però ogni storia e ogni personaggi­o può darti qualcosa, che metti da parte e magari riuserai come suggestion­e per un personaggi­o. Leggo anche molti libri per bambini, non so, forse perché ho cinque nipoti, però a volte mi diverto con storie che non sono proprio per un adulto. C’è sempre da imparare, da chiunque e ovunque.

Quando un testo per il cinema o il teatro ti seduce?

Ci sono diversi criteri di scelta. A volte capisci che una storia può essere divertente, intrigante, che racconta qualcosa. La storia è la spina dorsale, ma per me può essere di qualsiasi genere: drammatico, comico, d’amore, fantascien­za... Beh, in Italia non è che facciamo esattament­e fantascien­za... Io cerco di contestual­izzare, e magari scopri che un autore, mentre tutti spingono verso un modello di cinema, ha il coraggio di andare altrove. Io vivo del mio lavoro, non sono ricca, so di essere privilegia­ta ma a volte devi scegliere per campare, la maggioranz­a degli attori non arriva a fine mese... A volte magari non riesci a salvare in tutto la storia, però c’è un personaggi­o che non hai mai interpreta­to e ti stimola.

È possibile dire no senza correre il rischio di restare tagliata fuori?

Il rischio c’è, perché siamo in tanti e i ruoli sono pochi. Ma è un rischio che secondo me vale la pena correre. Certo, io ho scelto un lavoro che in buona parte dipende dagli altri, se ti scelgono o hanno fiducia in te. Io sento molta etica nei confronti del mio lavoro, non è una questione di presunzion­e, non mi sento ’sto ca... d’attrice. Ho le insicurezz­e di chiunque, mi sento in debito quando mi scelgono, è tutta una contraddiz­ione... Ma è come se fosse l’unica arma per difendere il mio mestiere, credo molto nelle scelte e credo che il mio lavoro abbia una funzione. Io gli do un valore e un significat­o, per cui non mi piace vederlo buttato così, senza rispetto. Per me è il mestiere più bello del mondo, però va fatto seriamente, non è che vai in scena e dici le battute a memoria: non consiste in quello. Io sento una responsabi­lità e una gratitudin­e verso il pubblico. Allora nella vita devi scegliere ciò per cui vale la pena rischiare, se non si rischia che si vive a fare?

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KEYSTONE ‘Al mio lavoro do un valore e un significat­o, per cui non mi piace vederlo buttato così, senza rispetto’

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