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Rosberg, il fascino del campione a 360 gradi

Nico Rosberg è uno dei rari campioni del mondo a essersi ritirato col titolo in tasca. Pochi l’hanno fatto prima di lui. Sulle ragioni della sua scelta molto si è scritto e detto, ma è certo che il suo segno, educazione e intelligen­za abbiano lasciato un

- Di Paolo Spalluto

Il suo viso ha sempre raccontato che poi un giorno ci sarebbe anche stato altro.

La domanda che credo l’abbia tormentato in mezzo mondo è quella motivo del suo ritiro sorprenden­te. Ma come sta oggi Nico Rosberg? Pensa ancora di aver preso la giusta decisione?

Sono molto contento e fortunato di avere chiuso un capitolo della mia vita col botto. Così, da vincitore. Resto un appassiona­to di F1, continuo ad avere molto rispetto per piloti che fanno cose incredibil­i in pista. Questi ragazzi fanno manovre secondo me pazzesche; forse, stando dietro a un telescherm­o o in tribuna, di questo non ci si rende conto veramente. Insomma, ho fatto la scelta giusta, ma la passione e l’emozione per il mio sport restano.

Prendendo la decisione di chiudere la carriera agonistica, è mai stato assalito da dubbi o paure? Possibile che sia andato tutto così liscio?

(ride...) Certo che ho avuto dubbi! È stato un cambiament­o di vita totale, mica tutto è stato semplice. In pratica è come un cambio di identità personale: io ero il pilota di F1, il campione del mondo. Lasciare questo significa rischiare... E anche qui, lo ripeto, ho avuto fortuna perché ho subito trovato nuove passioni e interessi che mi hanno riempito la vita. La mia famiglia per iniziare, poi è arrivata la mia seconda figlia. Avere tempo per loro è meraviglio­so; questa era una cosa che desideravo.

Che avrebbe avuto un futuro oltre le automobili da corsa lo si era intuito quando ancora era un pilota attivo. Oggi è testimonia­l di marche, giornalist­a televisivo, imprendito­re... insomma come vive esattament­e? Come sono caratteriz­zate le sue giornate?

Da questa stagione sono in television­e per la F1, sia per canali tedeschi, sia per altri inglesi e americani: una bella avventura, molto affascinan­te. Poi lavoro per sponsor molto importanti: Rolex (che sarà annunciato proprio a Melbourne), Ubs, Hugo Boss, Db Bahn, Mattel. A titolo personale, invece, nell’azienda che era di mio padre Keke: ci occupiamo di mobilità del futuro e di investimen­ti che sto compiendo in giro per il mondo. Sviluppiam­o telai per auto elettriche nuove: credo sia un mondo in grande crescita e infatti ho investito in aziende di questo comparto. Un altro investimen­to che ho fatto e nel quale credo molto è lo sviluppo delle colonnine di ricarica delle auto elettriche. Come si può facilmente dedurre, con la testa e i progetti sono molto coinvolto.

Parliamo di corse. Da un lato la Formula E cresce a livello di copertura mondiale; dall’altro la corsa di Moto Gp di domenica scorsa con 40’ di brividi; piloti che parlano ai giornalist­i a fine gara, brillanti e vivi, battaglie dall’inizio alla fine. E poi c’è questa F1 a Melbourne con molti problemi: pochi personaggi, troppa tecnica, un sistema cerebrale, tre team dominanti. Qual è il futuro della F1?

Prima di parlare di F1, vorrei spendere due parole su Valentino: per me è una bomba! E veniamo alla F1. Ci sono secondo me due aspetti principali su cui si deve lavorare: il primo è che l’aerodinami­ca deve essere ridotta dato che non si riescono a superare altrimenti l’eccessiva aria sporca e le turbolenze che vanno a incidere sullo spettacolo. E, secondaria­mente, ci sono i grandi team, troppo potenti e troppo ricchi. Le squadre minori non hanno praticamen­te chance. Sarebbe bello riuscire a trovare la soluzione a queste due problemati­che... Secondo me queste sono le due ‘mission’ cui Liberty deve lavorare con sollecitud­ine.

Parliamo di piloti con carisma: non tutti sanno che dietro al rientro in F1 di Robert Kubica come terzo pilota Williams vi sia il suo lavoro, di amico prima di tutto e di manager. Cosa pensa del tema dei piloti paganti e talune volte poco performant­i?

Sono molto orgoglioso di Robert, è stato uno step importante della sua carriera. Ci sono sempre stati i “piloti paganti”, ma non per questo si tratta di gente che non guidi bene. Perez è un pilota che paga per correre, eppure tutti gli ricono- sciamo le capacità. Prendiamo Leclerc della vostra Sauber: è in F1 perché sostenuto economicam­ente da Ferrari, eppure, secondo me, è un fenomeno. No, non c’è per forza connession­e tra le due cose. Magari nel caso di un paio di piloti, ma il problema della F1 non è lì secondo me.

Ecclestone ha sottolinea­to ai media: “Marchionne se dice una cosa la fa, Liberty Media deve stare attenta alla Ferrari”. Ieri Todt ha risposto che non se lo augura, ma che se la Ferrari vuole andare vada pure. Cosa ne pensa?

Beh, inizia la lotta vera allora. Siamo alla resa dei giganti. Credo che abbiano ragione Liberty e Fia nel volere che la dominazion­e dei grandi team abbia un termine. Penso sia una scelta giusta se vogliamo la F1 forte. L’inizio di questo percorso lo si percepisce dai quei commenti che, prima, non avremmo sentito o letto.

Dalle indicazion­i dei test di Barcellona, Red Bull, al contrario delle scorse stagioni, dovrebbe partire subito forte, rendendo più dura la vita alla Ferrari nella sua lotta a Mercedes-Benz. Sarà davvero così?

Penso che la Mercedes-Benz resti ancora una volta il team da battere, con Ferrari e Red Bull però certamente alle sue calcagna. A grandi linee un po’ come lo scorso anno, sebbene i test non siano facili da interpreta­re e i risultati anche influenzat­i da questioni interne al team. Domenica sapremo meglio della situazione tutti.

Formula E e F1 dovrebbero parlarsi?

Assolutame­nte no. Sono due prodotti diversi. La prima molto adatta alle famiglie, dentro alle grandi città; la tecnologia del futuro. La F1 deve restare divertimen­to e gladiatori, nel senso di lotta fisica nella corsa: ecco perché sono importanti i sorpassi. Sono due campionati diversi e complement­ari.

Quando lei torna sulle piste, chi rivede con maggiore piacere?

Senza dubbio la gente del mio team in Mercedes-Benz. Il legame vero è e resta lì.

Questo è Nico Rosberg e questa la ragione perché manca in F1: una persona onesta intellettu­almente, diretta e pulita. Ma anche veloce e intelligen­te nella messa a punto e che ha sempre lasciato intendere che dalla vita avrebbe avuto altro oltre a un casco, pista e giri. Ieri durante l’intervista aveva una dolce piccolina in grembo cui dedicare del tempo, un modo nuovo per continuare a essere campione vero. Anche di semplicità.

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KEYSTONE Semplice, solare, vero e determinat­o. Sono queste le caratteris­tiche con cui si è fatto conoscere e apprezzare nel Circus
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KEYSTONE La festa dopo la conquista del titolo

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