Una fame che non passa
New York – Aumenta la fame nel mondo, portata da guerre e cambiamenti climatici. Sono così 124 milioni le persone in 51 Paesi che si trovano in una situazione di crisi alimentare tale da aver bisogno di un’azione umanitaria urgente, dopo decenni di politiche che, si sosteneva, avevano generato un miglioramento. Il quadro è tratteggiato dal rapporto della Rete di informazione sulla sicurezza alimentare, composta da organismi come Ue, Unicef, Fao e Pam. Il rapporto sottolinea che le crisi alimentari sono sempre più determinate da cause complesse come guerre, shock climatici estremi e prezzi alti degli alimenti di base. I conflitti rimangono la principale causa di insicurezza alimentare in 18 Paesi, 15 dei quali in Africa e Medio Oriente. E costituiscono la causa primaria per la maggior parte dei casi di insicurezza alimentare acuta nel mondo, toccando 74 milioni di persone. I disastri climatici (specie la siccità) hanno portato invece crisi alimentari in 23 Paesi, due terzi dei quali in Africa, e trascinato nell’insicurezza alimentare grave 39 milioni di persone. Il peggioramento della situazione è legata allo scoppio o all’acuirsi di conflitti e instabilità in Myanmar, Nigeria nordorientale, Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan e Yemen. Condizioni prolungate di siccità hanno invece causato il susseguirsi di raccolti scarsi in Paesi già colpiti da alti livelli di insicurezza alimentare e malnutrizione in Africa orientale e meridionale. Nel 2018 i conflitti continueranno a causare crisi alimentari in Paesi come Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Nord-est della Nigeria, la regione del Lago Chad, Sud Sudan, Siria, mentre lo Yemen rimarrà il Paese con la crisi alimentare più grave al mondo.