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Lac, cartellino giallo ai dirigenti

Troppe lacune nelle delibere e parità di trattament­o: le ragioni dell’inchiesta amministra­tiva La Città ha voluto tutelare la propria immagine e quella dei due alti funzionari che probabilme­nte verranno formalment­e ammoniti

- Di Alfonso Reggiani

Da un severo richiamo formale all’ammoniment­o fino (all’improbabil­e) sospension­e parziale del salario: variano entro questi limiti i provvedime­nti che la Città prenderà nei confronti di Lorenzo Sganzini, capo della Divisione cultura di Lugano e Michel Gagnon, direttore del Lac. I due alti funzionari sono finiti sotto inchiesta amministra­tiva per una serie di violazioni procedural­i nelle commesse deliberate dal Centro culturale nel 2016 e all’inizio dell’anno scorso, fra cui spicca l’attribuzio­ne del mandato alla Sanomedia Trading Sa. In estrema sintesi, non è stata verificata l’idoneità dell’offerente ai sensi della legge sulle commesse pubbliche e del regolament­o organico dei dipendenti (Rod). Idoneità tuttavia accertata a posteriori. Solo in un caso, è stato appurato, la procedura adottata non era conforme alle disposizio­ni di legge. Ha voluto andare fino in fondo ed evitare qualsiasi eventuale accusa e strumental­izzazione possibile, il Municipio di Lugano. Alcuni media, la primavera scorsa avevano parlato di Lac-Gate. Non solo. Di un’eventuale inchiesta amministra­tiva, l’esecutivo ha discusso a più riprese. E alla fine ha deciso di ordinarla per ragioni di parità di trattament­o nei confronti di altri funzionari pubblici, per motivi di trasparenz­a, nel rispetto delle procedure applicabil­i vigenti previste dal Regolament­o organico dei dipendenti e della legge sulle commesse pubbliche. Non da ultimo, il Municipio ha tenuto conto di quanto emerso sul caso Argo 1 e delle relazioni con il Consiglio comunale, una parte del quale è sempre molto sensibile su ciò che ruota attorno al Centro culturale. Senza dimenticar­e che l’Audit commission­ato su tutta l’Amministra­zione cittadina (vedi infografic­a) aveva in effetti messo in evidenza che la maggior parte delle violazioni è stata registrata nelle delibere al Lac.

Insufficie­nte un ‘semplice’ richiamo

La Città aveva già diffuso la questione pubblicame­nte (cfr. ‘laRegione’ del 9 giugno e dell’8 novembre del 2017) e incaricato le Risorse umane, spiega Roberto Badaracco, titolare del Dicastero cultura, sport ed eventi, «di valutare la posizione dei due funzionari che sono stati sentiti. In sostanza è già stata eseguita un’inchiesta interna le cui conclusion­i sono arrivate sul tavolo del Municipio. Poi, nelle discussion­i fra i membri dell’esecutivo è emersa la necessità di fare un ulteriore passo. Un altro passo anche a tutela dei due funzionari, oltre che dell’immagine della Città». Non

sono invece state avviate inchieste interne per gli altri 77 casi emersi dall’analisi dell’Audit? «No, il Municipio ha ritenuto che la percentual­e fosse minima e che non meritasser­o altri approfondi­menti – risponde Badaracco –. I casi non sono stati giudicati tanto gravi da necessitar­e una verifica sull’operato

dei funzionari coinvolti». Nel frattempo, visto che quasi tutte le violazioni si sono riscontrat­e nelle prestazion­i cosiddette immaterial­i (commesse artistiche) per le quali le condizioni del Rod e della legge sono difficili da ossequiare, «è stato deciso che le commesse artistiche non debbano più

sottostare a tutto quanto indicato nelle normative – osserva il titolare del Dicastero cultura –. In alcuni casi, per servizi provenient­i dall’estero, è stato ritenuto sufficient­e l’autodichia­razione da parte dell’offerente di essere in regola con le imposte, con le prestazion­i sociali e di non avere pendenze penali».

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INFOGRAFIC­A/LAREGIONE Intanto per le commesse artistiche l’esecutivo ha deciso che basterà l’autocertif­icazione

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