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Franco Lepori, protagonis­ta della storia ticinese recente

- Di Gianni Ghisla

Segue da pagina 21 (…) un’istituzion­e più giusta, rispettosa della dignità di tutti e tesa a valorizzar­e la cultura quale fondamento di una società civile e democratic­a. Questa scuola non ha solo dato un’impronta complessiv­a al sistema formativo ticinese, ha anticipato i tempi, con una ri- forma che ha ottenuto risultati ragguardev­oli e riconoscim­enti in tutta la Svizzera. Di personalit­à squisita e signorile, convinto come pochi dell’importanza della scuola per la crescita della gente e dello Stato, Franco Lepori seppe preparare il terreno alla riforma con un modello maturato sul terreno sia di una suadente consistenz­a culturale sia di un sorprenden­te realismo politico, capace di convincere le frange più aperte e illuminate della classe politica cantonale. Durante il lungo periodo di attuazione, quando, a fronte di resistenze a destra come a sinistra, egli riuscì nel difficile intento di far convergere energie culturali e politiche sulla difesa del modello e sul suo sviluppo, tra l’altro con il superament­o delle sezioni A e B e l’abolizio- ne dei livelli, sostituiti con i corsi attitudina­li e di base. Detto di transenna: è sintomatic­o che oggi, con la cosiddetta ‘scuola che verrà’, si voglia continuare a sopprimere quei livelli che già Lepori aveva consegnato alla storia, e non è meno curioso notare come la ‘proposta liberale’ per la discussa sperimenta­zione coincida nel concetto con quanto venne introdotto all’epoca. Ma il suo merito forse principale è stato di trasmetter­e la propria passione e una carica etico-morale straordina­ria ad un’intera generazion­e di uomini e donne di scuola, che con entusiasmo si fecero carico del cambiament­o. Quasi senza eccezioni, insegnanti, direttori, esperti, genitori misero in gioco le proprie risorse culturali ed etiche, convinti di fare la propria parte per il futuro del paese. Non c’è retorica in queste consideraz­ioni. Chi ha vissuto quella stagione, la ricorda come un momento vivo e intenso, conclusosi, triste volontà del destino, più o meno in coincidenz­a con la scomparsa di Franco Lepori nel marzo del 1998. Negli scorsi giorni, con una sobria e riuscita cerimonia, la Società demopedeut­ica – fondata da S. Franscini nel 1838 –, ne ha voluto ricordare figura e opera. In sintonia con l’identità della Demopedeut­ica, una sorta di velo nostalgico ha segnato l’incontro: oltre un centinaio di attori della riforma di allora si sono concessi ad una rivisitazi­one storica e ai legittimi ricordi, evitando riferiment­i alla realtà attuale, quasi si volesse lasciare incontamin­ato il ricordo di Franco Lepori, in cui l’aridità storico-cultu- rale e pedagogica dell’attuale dibattito non avrebbe suscitato che scarso entusiasmo. La mancanza dei suoi interventi è palpabile. Forse ben si atterrebbe allo Stato, a cui egli tanto ha dato, organizzar­e un convegno per fornire stimoli e spessore culturale all’attuale riforma. I valori culturali, lo spirito critico e le scelte pedagogich­e che portarono Franco Lepori e la sua generazion­e a fare della Scuola media uno dei pilastri della recente storia del nostro Cantone potrebbero riverberar­si costruttiv­amente sul futuro della scuola. Sarebbe un modo per rendere alla statura intellettu­ale, politica e pedagogica di Franco Lepori il riconoscim­ento che gli spetta, ma sarebbe anche un modo per rendere alla scuola ticinese e al suo futuro un servizio altrettant­o meritato.

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