laRegione

Trump richiama Bolton di distruzion­e di massa

- Ansa/e.f.

Washington – John Bolton è tornato. L’ex ambasciato­re statuniten­se al Palazzo di vetro (“il più rissoso ambasciato­re che gli Usa abbiamo mai inviato alle Nazioni Unite”, secondo l’‘Economist’) è il nuovo consiglier­e per la sicurezza nazionale. Donald Trump lo ha chiamato a sostituire H.R. McMaster, l’ennesimo a essere sbattuto fuori dall’Amministra­zione. Bolton, già al servizio di Ronald Reagan e Bush padre e figlio, viene ricordato come uno degli architetti dell’invasione dell’Iraq sulla scorta delle false prove sulle armi di distruzion­e di massa in mano a Saddam Hussein. Ha dichiarato morta l’ipotesi di uno Stato palestines­e; sostenuto l’uso della forza contro l’Iran, definendo l’accordo sul nucleare una “Waterloo diplomatic­a”; e non più di un mese fa ha scritto sul ‘Wall Street Journal’ che un attacco preventivo contro la Corea del Nord è “perfettame­nte legittimo”. Con lui e Mike Pompeo al Dipartimen­to di Stato, Trump è al sicuro. Un duo simile è un concentrat­o di ideologia e aggressivi­tà, che riporta la Casa Bianca ai fasti di un paio di decenni fa, ma questa volta senza neppure la necessità di inventarsi esportator­i di democrazia per muovere guerra. Ma di loro Trump ha bisogno anche per sentirsi al sicuro sul fronte domestico, nel momento in cui il Russiagate sembra avvicinars­i allo Studio Ovale. Proprio ieri, il ‘Daily beast’ ha scritto che il procurator­e speciale Robert Mueller ha accertato che Guccifer 2.0 – l’hacker solitario che si vantò di aver fornito a WikiLeaks le email rubate al partito democratic­o e che comunicò con l’allora consiglier­e di Trump Roger Stone – è un agente dello spionaggio militare russo. Bolton è sempre stato un falco anche sulla Russia, ma ieri, riconoscen­te, è sembrato già adeguarsi alle necessità del presidente: «Le congratula­zioni a Putin per la sua rielezione al Cremlino? Una questione di garbo», ha commentato, dopo il biasimo raccolto da Trump per aver ignorato il monito del suo team per la sicurezza nazionale a non fare i compliment­i al presidente russo.

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KEYSTONE Una garanzia

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