Madrid li vuole tutti in galera
Barcellona – Non ne deve restare fuori uno. La giustizia spagnola sembra essersi data questo compito imperativo: arrestare l’intera dirigenza separatista catalana. E ieri è toccato infatti al candidato presidente catalano Jordi Turull, che oggi avrebbe dovuto sottoporsi al secondo turno dell’elezione presidenziale nel parlamento di Barcellona, e ad altri quattro leader indipendentisti. Tutti formalmente incriminati per presunta “ribellione” dal giudice per le indagini preliminari del tribunale supremo spagnolo Pablo Llarena L’arresto di Turull è un durissimo colpo per le istituzioni della Catalogna, in pieno caos e ancora senza governo, a oltre tre mesi dalle elezioni del 21 dicembre. Con Turull sono finiti in carcere l’ex presidente del parlamento Carme Forcaell e tre ex ministri del governo Puigdemont ora deputati catalani, Raul Romeva, Dolors Bassa e Josep Rull. In prigione sono già da cinque mesi l’ex vicepresidente Oriol Junqueras, l’ex ministro Joaquim Forn e i leader della società civile Jordi Sanchez e Jordi Cuixart. Con loro Llarena ha incriminato per “ribellione” e rinviato a giudizio l’ex presidente Carles Puigdemont e i quattro ex ministri con lui rifugiati in Belgio, e la segretaria generale dello storico partito della sinistra catalana Erc, Marta Rovira, che ieri mattina ha lasciato la Spagna per evitare l’arresto. Sarebbe in Svizzera, dove già si è rifugiata la leader Cup Ana Gabriel incriminata per “disobbedienza”. Llarena ha anche riattivato i mandati di arresto europei contro Puigdemont e gli altri esiliati, che aveva ritirato in dicembre per non vederli bocciati dalla giustizia belga. Non è chiaro se dopo l’incriminazione formale saranno recepiti. Sono in tutto ora 25 i leader catalani rinviati a giudizio, in un processo che ha al contempo molti tratti dell’accanimento. Non pochi giuristi spagnoli (non tacciabili di simpatie filo-separatiste) hanno infatti espresso riserve sui passi di Llarena, e sull’incriminazione dei leader catalani per ribellione. Un reato che secondo la legge spagnola suppone un “alzamento violento”. E tutto si è visto in Catalogna, salvo che violenza.