La Ruag alza lo scudo
L’azienda non avrebbe fornito munizioni alla Russia dopo le sanzioni del 2014
Il Ceo del gruppo si è detto deluso che un quadro dirigente abbia fatto affari che ‘noi non avremmo mai autorizzato’
Ruag ha fornito munizioni al servizio di protezione del presidente russo Putin solo prima delle sanzioni contro Mosca del 2014. Lo ha dichiarato ieri il presidente della direzione, Urs Breitmeier, a margine della conferenza stampa sul bilancio annuale dell’azienda parastatale. Anche da questo punto di vista le notizie non sono positive: l’utile netto è calato del 22,8%, a 89 milioni di franchi. Giovedì il Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) aveva ordinato una perquisizione presso il gruppo attivo nella tecnologia aerospaziale e negli armamenti. L’Mpc aveva anche annunciato l’apertura di un’inchiesta per violazione della legge sul materiale bellico, dopo che la stessa Ruag aveva presentato una denuncia penale. «Siamo delusi che un quadro dirigente della Ruag, violando il codice di condotta interno, abbia partecipato a un affare con terzi civili che noi non avremmo mai autorizzato», ha affermato Breitmeier. Il quadro dirigente coinvolto nella vicenda è stato immediatamente sospeso. Nell’ambito delle indagini sono state messe sotto sequestro diverse informazioni e supporti informatici.
All’origine della denuncia della Ruag vi è stata una segnalazione di un ‘whistleblower’, secondo il quale il quadro dirigente aveva effettuato affari non autorizzati per milioni di franchi con la Russia, sia con prodotti dell’azienda parastatale, sia con prodotti di ditte concorrenti. Breitmeier ha inoltre sottolineato che la Ruag ha fornito munizioni alla Russia per il servizio di protezione del suo presidente con l’autorizzazione della Segreteria di Stato dell’economia (Seco) solo dal 2010 al 2014, anno in cui sono state introdotte le sanzioni contro Mosca. Resta da chiarire se il quadro dirigente abbia in seguito esportato egli stesso prodotti dell’azienda. Per il Ceo, la Ruag non ha però consegnato né fucili per tiratori scelti e neppure equipaggiamenti tecnici (secondo il ‘Blick’ si tratterebbe di telecamere di sorveglianza) per elicotteri. Breitmeier ha anche spiegato che la perquisizione ha riguardato unicamente i locali dove lavorava il dipendente sotto accusa e non si è trattato di una perquisizione generale di Ruag. Visto che l’inchiesta è tuttora in corso e vige la presunzione di innocenza, Breitmeier non ha fornito ulteriori dettagli. Il Ceo di Ruag ha dichiarato che l’azienda collabora pienamente con la giustizia, non nascondendo tuttavia che si tratta di «una storia molto spiacevole». Stando alla ‘Handelszeitung’, il quadro della divisione munizioni Ammotec della Ruag nonché il responsabile per la Russia presso Julius Bär avrebbero fatto affari per milioni di franchi con il commercio di armi, pagando anche tangenti. Ieri l’azienda parastatale ha anche annunciato i risultati di bilancio del 2017: Ruag ha visto crollare l’utile netto del 22,8%, a 89 milioni di franchi. L’utile operativo Ebit è anch’esso crollato del 21,5%, a 119 milioni di franchi. In controtendenza invece il fatturato, che è aumentato del 5,2%, a 1,96 miliardi di franchi, una cifra record. Breitmeier ha spiegato il calo della redditività adducendo diversi elementi unici e isolati. In particolare il gruppo controllato al 100% dalla Confederazione ha sofferto degli oneri derivanti dalla ristrutturazione del settore dei sistemi terrestri.