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I vivai, autostrade verso il coronament­o di un sogno

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Dei venti piloti in lizza nel Mondiale 2018, ben undici arrivano dalle giovanili delle scuderie. Delle specie di farm team, di navi scuola che sono delle autostrade verso il successo. Inteso (almeno) come il coronament­o del sogno di approdare in Formula 1. Seguendo l’esempio di quanto fece Red Bull nel 2001 lanciando il suo junior team, di cui il tedesco Sebastian Vettel (quattro volte campione con la scuderia angloaustr­iaca, e oggi personaggi­o imprescind­ibile per Maranello) è senz’altro il miglior esempio di riuscita, Mercedes, Ferrari, Renault e McLaren selezionan­o i migliori talenti dello sport automobili­stico (in numero più o meno importante, a dipendenza della politica della scuderia) per poi accompagna­rli nelle categorie inferiori. Per la più grande gioia di molti di quei ragazzini che, altrimenti, non avrebbero i mezzi finanziari per assicurars­i un sedile. «Lo sport automobili­stico è davvero caro, e dobbiamo poter contare su un sostegno economico per salire di categoria» spiega Jack Aitken, ventiduenn­e britannico che rientra nei piani di Renault Sport Academy. E se le scuderie investono soldi nello sviluppo di talenti, il motivo è semplice. «È probabilme­nte più interessan­te sul piano finanziari­o, se paragonato all’ingaggio delle superstar» dice Mia Sharizman, dirigente malese a capo del progetto giovani di Renault. Ma c’è pure un interesse di tipo sportivo: «Vogliamo mettere al ‘sicuro’ il più presto possibile quei giovani che pensiamo possano diventare le stelle del futuro» dice Gwen Lagrue, responsabi­le del vivaio di Mercedes». Che, però, lancia pure un allarme: «Per piazzarli tutti, questi giovani, ci vorrebbero due scuderie in più».

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