Antonio Albanese va ‘Contromano’
Lo slogan, popolare ultimamente in Italia, “aiutiamoli a casa loro”, muta in “riportiamoli, uno per uno, a casa loro” nella testa del metodico, solitario ed esasperato commerciante milanese protagonista di ‘Contromano’, la commedia agrodolce sull’immigrazione che segna il ritorno alla regia cinematografica, dopo 16 anni, di Antonio Albanese, anche interprete principale (in uscita il 29 marzo). «‘Contromano’ nasce dal desiderio sociale come spettatore di raccontare in maniera diversa un tema così impetuoso, con garbo e leggerezza, che non è una parolaccia, partendo da un’idea paradossale e ironica, un rapimento» spiega Albanese. L’ostilità esasperata verso gli immigrati, aggiunge, «anche se a volte può avere delle giustificazioni, mi spaventa, mi addolora e mi indebolisce. Ho paura soprattutto quando sento parlare di muri: quelli non solo dividono ma generano rabbia, vendette, malumori, comportamenti difficili da sradicare, che durano decenni. Per questo abbiamo cercato di raccontare il dialogo, non solo il dolore». Nel film, Mario Cavallaro (Albanese), cinquantenne solitario con la vita scandita da rituali immutabili, appassionato di orticultura, perde il controllo quando davanti al negozio di famiglia di calze e cravatte, s’installa un giovane immigrato, Oba, che gli ruba i clienti vendendo calzini a pochi euro. L’idea folle in cui si lancia è narcotizzarlo, rapirlo e riportarlo con la sua auto in Africa. Un delirio che prende forma e cambia passo quando ai due, in viaggio verso il Senegal, si unisce Dalida, che si presenta come sorella di Oba. «Nella storia, che nasce da un’osservazione quotidiana mia e degli altri sceneggiatori – aggiunge Albanese, pure lui «figlio dell'immigrazione» – c’è l'incontro fra due solitudini diverse, quella di Mario, che rappresenta l’Occidente, onesto ma diffidente, e quella di Oba e Dalila che hanno lasciato la loro terra. A unirli è il dialogo, l’esperienza comune». Albanese, che ha fra i suoi modelli Kaurismaki («so tutto di lui, anche quanto beve»), ha infuso in ‘Contromano’ anche un messaggio “green” sull’importanza di valorizzare il territorio africano, dando così a tante famiglie la possibilità di mantenersi e crearsi reddito: «È la strada seguita da Slow Food, con il progetto di creare 10mila orti nei villaggi africani. Solo con quelli si dà a 40mila persone la possibilità di vivere».