Con i gol s’allarga il sorriso
La pratica Panama è stata sbrigata dalla Svizzera con un 6-0 che dice tutto sulla differenza di valori in campo
Lucerna – Sono cambiati gli interpreti, rispetto al test contro la Grecia – ben otto titolari diversi, confermati solo Dzemaili, Embolo e Xhaka – ma soprattutto a cambiare è stato il risultato della partita che la Svizzera ha stavolta preso di petto, seppellendo sotto sei reti il malcapitato Panama, qualificato sì per la prima volta ai Mondiali, ma talmente debole dal rendere un po’ interlocutorio il peraltro eccellente risultato di Lucerna. Per poco attendibile che possa essere, il 6-0 maturato nell’amichevole della Swissporarena rappresenta una degna chiusura di un collegiale aperto più di una settimana fa, consegnato ora agli archivi con un secondo successo (dopo quello di Atene) che è pur sempre una nota di merito, in un contesto internazionale, per quanto all’acqua di rose.
Sei cannonieri diversi
Al netto della pochezza del Panama, la Svizzera si gode la facilità con la quale è riuscita a centrare il bersaglio. Lo ha fatto quattro volte già entro l’intervallo, con Dzemaili, Xhaka dal dischetto (atterrato il tarantolato centrocampista del Bologna, tra i più propositivi), Embolo e Zuber. Ha poi rincarato la dose nella ripresa con la firma apposta anche da Gavranovic, in campo dal 1’ al centro dell’attacco, e con il punto finale alla sfida di Frei, uno dei molti rossocrociati che Petkovic ha gettato nella mischia in corso d’opera, nel tentativo (riuscito) di dare un po’ di spazio e di gloria al maggior numero possibile di giocatori. Spicca, che alla festa del gol non sia riuscito a prendere parte Seferovic (sempre utilizzato da Petkovic quale terminale offensivo). Il suo clamoroso palo avrebbe meritato miglior sorte, ma è lo specchio delle difficoltà della punta del Benfica, in campo solo nella ripresa dopo aver applaudito dalla panchina le reti dei compagni di reparto. I quali (con Embolo) hanno interrotto un digiuno – per quanto attiene ai gol degli attaccanti – che durava da più di sei partite, per la pre-
cisione da 564 minuti. Fu proprio di Seferovic l’ultimo guizzo, nel 3-0 rifilato alla Lettonia lo scorso settembre (segnò l’1-0 al 9’). È un gol datato, che chiedeva una replica. Che non sia stato lui a spezzare l’incantesimo, è forse emblematico e non lo aiuta, ma permette alla Svizzera un “rompete le righe” all’insegna dell’allegria, dopo aver anche messo un po’ a posto le statistiche. I rossocrociati vengono restituiti ai rispettivi campionati con il sorriso sulle labbra e con il pieno di fiducia. Ne facciano buon uso, alle porte di due mesi cruciali, in chiave Coppa del mondo.