Eoc-Cardiocentro, pro e contro
Oggi primo incontro a Palazzo delle Orsoline. Al Consiglio di Stato il difficile ruolo di mediatore
Sul tavolo proposte divergenti in merito al passaggio dell’ospedale del cuore in seno all’ente come previsto dalla convenzione di fine 1995
Primo incontro oggi a Palazzo delle Orsoline fra Consiglio di Stato, con la funzione di mediatore, Ente ospedaliero cantonale (Eoc) e fondazione Cardiocentro. Un incontro in cui il governo cantonale ha il complicato compito di mettere d’accordo le due parti che sono su posizioni distanti, dopo che le trattative si sono arenate. In gioco, come noto, c’è il passaggio dell’ospedale del cuore sotto il cappello dell’Eoc il 31 dicembre 2020, come prevede la convenzione sottoscritta a fine 1995 che concesse alla fondazione il diritto di superficie per edificare la struttura accanto al Civico. Alla scadenza della convenzione manca ormai poco più di un anno e mezzo. Neppure il rapporto allestito in tre mesi sui potenziali scenari di sviluppo della collaborazione adottato all’unanimità dalla Commissione medica mista, coordinata dal professore Raffaele Rosso e composta da primari del Cardiocentro e dell’Eoc è riuscito ad avvicinare le parti. Un rapporto che ha prefigurato la creazione di un istituto (un po’ come lo Iosi o il NeuroCentro) che, quale nuovo soggetto, avrebbe dovuto essere integrato all’ente ma distinto garantendone nel contempo una certa indipendenza. Il modello di collaborazione scaturito da quel rapporto ha concluso che lo scenario migliore non era di andare avanti così, ma di cercare delle potenziali sinergie tra Cardiocentro ed Ente su diversi mandati di prestazione non solo di cardiologia o cardiochirurgia. Dal canto suo, però, la Fondazione all’inizio del mese scorso ha ribadito la propria posizione facendo leva sulla preoccupazione “di poter assicurare anche in futuro la continuità della filosofia aziendale” e di recente ha proposto un Consiglio di istituto a sette (quattro del Cardiocentro, uno dell’Eoc, uno del Cantone e uno della Città) per garantire l’autonomia e l’indipendenza, per cinque anni, all’istituto. Una proposta che il direttore dell’Eoc Giorgio Pellanda (cfr, tio.ch del 30 marzo) ha definito senza mezzi termini una boiata pazzesca perché “non abbiamo bisogno per garantire l’autonomia di un Consiglio di fondazione. Serve invece un Consiglio di direzione operativo, ma fortissimo, formato dai medici stessi che vanno a dirigere questo Cardiocentro. Con il nostro modello, che è quello dello Iosi, noi abbiamo garantito questa autonomia, che è un’autonomia clinica, gestionale. Evidentemente non può essere un’autonomia finanziaria, perché se sono inquadrati nell’Eoc devono rispondere al quadro dato dalla legge sull’ente, che beneficia anche della garanzia finanziaria dello Stato”.