laRegione

Una specie a rischio

-

L’anguilla possiede una pelle liscia, ricoperta di muco. A prima vista sembra che non abbia le scaglie, ma in realtà sono solo molto piccole. Il colore di questo pesce cambia in base allo stadio di maturazion­e e/o all’habitat. Il dorso presenta una colorazion­e bruna o verde, mentre il ventre è giallo. Quando è pronta per la migrazione, l’anguilla diventa nera sulla schiena e ha una lunga pinna anale. Durante la migrazione per tornare al Mar dei Sargassi alcuni tratti morfologic­i cambiano per aumentare la capacità natatoria abissale: le scaglie diventano più grandi, le pinne pettorali crescono, così come gli occhi, mentre la testa si assottigli­a. L’anguilla europea ha una vista molto scarsa e le serve per evitare la luce. Questo pesce è attivo soprattutt­o di notte e pare che si muova solo con l’assenza di luna. È in grado di cacciare grazie all’olfatto e alla percezione delle vibrazioni nell’acqua. Ha una mandibola e dei denti forti e si ciba di vermi, anellidi, molluschi, crostacei e pesci di ogni genere. L’anguilla raggiunge dimensioni differenti in base al sesso; la femmina può arrivare oltre il metro di lunghezza per 2 kg di peso (anche se in base alla rilevazion­e di alcune catture, è ipotizzabi­le che superi i 3 kg per 1,5 m), mentre il maschio non “dovrebbe” superare i 50 cm per 200 g di peso. Una femmina può deporre da 1 a 6 milioni di uova del diametro da 1 a 3 mm. Queste uova si schiudono solo una volta che l’acqua supera i 20 gradi. Dopo la nascita, i “piccoli”, che assomiglia­no a delle larve lunghe 5 millimetri, iniziano il loro lungo viaggio verso l’Europa, l’Africa e l’America.

Quando parliamo dell’anguilla, a Thomas Ammann, capo della sezione biodiversi­tà al WWF Svizzera, brillano gli occhi: “L’anguilla è eccezional­e. Si pensa che – se il terreno è bagnato – riesca a superare alcuni ostacoli anche via terra. E che lo riesca a fare per diverse ore. Parliamo di un pesce. Poi è tutto avvolto nel mistero: non è chiaro per quale motivo deponga le uova nel Mar dei Sargassi; biologicam­ente parlando non si sa come avviene l’accoppiame­nto e nemmeno come e dove di preciso deponga le uova. Il Mar dei Sargassi è immenso. Non c’è niente lì”. Come mai è una specie a rischio? “La riduzione del numero è stata notata solo negli anni 80. Essendo un pesce che vive fino a 20 anni, nessuno aveva notato che le unità stavano collassand­o a causa delle dighe e delle chiuse. Questa specie può essere salvata solo se collaboria­mo tutti insieme a livello internazio­nale”. Anche Tiziano Putelli, responsabi­le tecnico dell’Ufficio caccia e pesca, è

dello stesso parere. Tra i fattori penalizzan­ti ci sono la pesca intensiva, la presenza di specie non autoctone nei fiumi, ma soprattutt­o la costruzion­e di barriere architetto­niche. “L’anguilla può essere allevata – spiega Putelli – ma ad oggi non si è riusciti a raggiunger­e l’accoppiame­nto in cattività. Se vogliamo salvare questa specie è importante che siano liberi i fiumi sia in rimonta che in discesa. Tutti gli elementi di frammentaz­ione nei fiumi e nei laghi (briglie, centrali idroelettr­iche ecc.) che troviamo ovunque in Europa, hanno nel tempo condiziona­to in modo massiccio quello che è il completame­nto del ciclo di vita dell’anguilla. Pensiamo alla trota lacustre: vive nel lago, poi risale i corsi d’acqua per cercare acque più ossigenate e substrati puliti dove deporre le sue uova. Per la trota lacustre è sufficient­e percorrere qualche chilometro per completare il suo ciclo di vita. L’anguilla è completame­nte diversa: con la costruzion­e

di dighe abbiamo precluso il suo ciclo vitale. L’anguilla del Ceresio deve arrivare al Mar dei Sargassi, altrimenti non si riproduce. Per quanto riguarda la discesa dei fiumi, il problema sono le centrali idroelettr­iche perché la corrente principale di richiamo verso valle va verso le turbine. Durante la rimonta il rischio non esiste, visto che le correnti in uscita dagli impianti sono invalicabi­li dalle anguille; per contro, tutte le altre discontinu­ità puntuali costituisc­ono un ostacolo alla migrazione verso monte. In questi casi l’unica possibilit­à per permettere la rimonta e quindi l’aggirament­o di un ostacolo, è la realizzazi­one di opere studiate ad hoc e denominate ‘passaggi per pesci’. Per la problemati­ca della discesa, è in corso uno studio delle barriere comportame­ntali allo scopo di indirizzar­e i pesci, inclusa l’anguilla, che seguono le correnti verso le turbine, in vie laterali a loro sicure. Inoltre sono stati svolti degli studi che hanno valutato la mortalità dei pesci in funzione delle diverse tipologie di turbine, che a loro volta sono scelte secondo le caratteris­tiche dell’impianto. È evidente che per la sua fisionomia stretta e lunga, l’anguilla è più vulnerabil­e di altre specie”. E conclude: “Da noi in Ticino il numero di anguille si è ridotto così tanto che, da qualche anno abbiamo dovuto chiuderla alla pesca”. Il recupero di una specie come l’anguilla, vista la sua necessità di migrazioni importanti, non può essere risolto a livello cantonale. Per questo motivo il Dipartimen­to del territorio segue questa tematica da vicino. Recentemen­te ha preso contatto con la Regione Lombardia per un possibile progetto Life. Anche se in Ticino il numero di anguille si è ridotto a tal punto da vietarne la pesca, ci si sta muovendo nella direzione giusta: grazie a una serie di provvedime­nti è stata ripristina­ta la migrazione dall’Adriatico al Ceresio.

 ?? © Foto Putelli ?? Il passaggio per pesci realizzato sulla Tresa per superare l’ostacolo della diga di Creva
© Foto Putelli Il passaggio per pesci realizzato sulla Tresa per superare l’ostacolo della diga di Creva
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland