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‘Ricorso? Valuteremo’, ‘Parole chiare sul ruolo dei media’, ‘Un grande giorno!’

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Sarà definitiva, e dunque crescerà in giudicato, la sentenza emessa ieri dal pretore Siro Quadri? Dipende da cosa farà la Clinica Sant’Anna: se impugnerà la decisione di primo grado, la parola passerà alla Corte d’appello e di revisione penale. «Aspettiamo di leggere le motivazion­i scritte della sentenza, dopodiché valuteremo il da farsi», dichiara ai giornalist­i il legale della clinica, l’avvocato Edy Salmina, lasciando l’aula del Tribunale penale federale subito dopo la lettura del dispositiv­o. Ai microfoni della ‘Rsi’, il presidente del Consiglio di amministra­zione della struttura sanitaria Fulvio Pelli ribadisce che «l’accaniment­o» da parte del ‘Caffè’ «lo ha visto chiunque abbia letto gli articoli. Non vogliamo però polemizzar­e con il giudice. Le opinioni restano comunque divergenti». Sollevati, volti distesi: di tutt’altro tenore i commenti di chi ha ottenuto ragione nella vertenza. Per il direttore del settimanal­e Lillo Alaimo, «questa sentenza ha chiarito quali sono i doveri, non dico i diritti ma i doveri, del giornalism­o in vicende di indubbio interesse pubblico. Mai in Ticino si è sentita la magistratu­ra giudicante pronunciar­e parole così chiare, così ferme su quello che deve essere il ruolo della stampa. Da oggi i giornalist­i hanno dei sentieri da percorrere tranquilla­mente per fare il loro dovere, che è quello di andare oltre il pelo dell’acqua dei fatti». Secondo Libero D’Agostino, il verdetto di Quadri «ti fa ancora credere nella profession­e». Il coeditore del ‘Caffè’ Giò Rezzonico: «È una sentenza molto chiara e fondamenta­le per la libertà di stampa soprattutt­o in un momento politico come questo». Afferma il difensore dei quattro cronisti, l’avvocato Luca Allidi: «Sono contento per loro, perché non è stato sicurament­e un momento facile sia sul piano umano che su quello profession­ale. Soprattutt­o sono contento di sapere che in Ticino la libertà di stampa esiste e viene tutelata». Il presidente dell’Associazio­ne ticinese dei giornalist­i Ruben Rossello non ha dubbi: «È una grandissim­a giornata per il giornalism­o in generale e per quello d’inchiesta in particolar­e. Il giudice non si è limitato a dire chi aveva torto e chi aveva ragione: ha fornito motivazion­i dettagliat­e e ha fatto un notevole lavoro di ricerca». Questa sentenza «riafferma con forza un concetto importanti­ssimo: nonostante i limiti che valgono per la categoria come per qualsiasi cittadino, il giornalism­o ha una missione da compiere nelle società liberali e democratic­he, riconosciu­ta dalla Costituzio­ne federale e dalla Corte europei dei diritti dell’uomo».

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TI-PRESS Il direttore del ‘Caffè’ Alaimo

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