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Un poliziotto al fronte

Tra poche ore appenderà la divisa al chiodo: Edy Gaffuri ripercorre 42 anni di servizio

- Di Daniela Carugati

‘Criminalit­à violenta? Stavamo forse peggio 30 anni fa’. Testimone dei cambiament­i, paventa un futuro in chiaroscur­o.

Più che di giorni è ormai questione di ore, e il capitano Edy Gaffuri appenderà definitiva­mente la divisa al chiodo. In Polizia cantonale ci ha passato 42 anni, insomma una vita. Prima gendarme, poi istruttore e ufficiale, quindi su su nella scala gerarchica: capoposto a Chiasso, poi i Reparti speciali, il Reparto mobile 1 e infine la testa della Gendarmeri­a Regione Mendrisiot­to. Renato Pizolli, portavoce della Polizia cantonale, non esita a definire il suo ex capo degli inizi (a Chiasso) un esempio e un motivatore, anche in momenti di difficoltà e stanchezza.

Capitano Gaffuri, in questi anni è stato testimone di grandi cambiament­i. Che differenza c’è fra la Polizia di ieri e di oggi?

Il lavoro della Polizia è senz’altro cambiato. Innanzitut­to, a fronte delle esigenze giuridiche che richiedono diversi documenti e atti a supporto delle inchieste. Penso solo alla stesura dei verbali: quando ho cominciato bastava un foglio con le dichiarazi­oni di imputati o prevenuti. Andava bene così. Adesso ci vogliono tre pagine solo per i preamboli giuridici. Affinché il verbale sia valido occorre seguire le indicazion­i del Codice di procedura penale. Negli incarti ci finisce più carta rispetto a 20, 30 o 40 anni fa. Per arrivare a definire dei reati il lavoro è molto più prolisso e complesso: del resto, bisogna trovare le prove. Un lavoro necessario per risolvere i casi. E che è importante sia istruito dagli stessi agenti sul campo.

E la criminalit­à come è cambiata?

Per quanto concerne la criminalit­à violenta (l’uomo mascherato per intenderci), stavamo forse peggio 30 anni fa. Nella memoria del Mendrisiot­to ci sono le rapine con sparatorie, che hanno lasciato a terra anche delle vittime – sulle labbra di Gaffuri affiorano i nomi, ndr –. Si può dire che c’erano eventi molto più cruenti rispetto a quelli che capitano oggi. Quelli che sono aumentati sono semmai i numeri: la popolazion­e è cresciuta; le perso- ne si muovono di più e in quantità sempre maggiore; e soprattutt­o c’è la libera circolazio­ne, che crea grossi problemi. Nella massa, infatti, si mischiano anche i malandrini, e noi come Polizia, pur facendo capo a banche dati coordinate a livello europeo e mondiale, abbiamo delle difficoltà nell’acquisizio­ne di dati utili a identifica­re certe persone.

La frontiera resta permeabile alla criminalit­à.

Lo è da sempre. Di fatto, tutto è legato al movimento delle genti a cui si aggrega la criminalit­à. Che, a volte, ‘gira’ a una marcia più veloce della nostra. Possiamo solo anticiparl­a o prevenirla o rincorrerl­a con inchieste che sfociano poi in ordini d’arresto, permettend­oci di riacciuffa­re chi, in un primo momento, ci aveva superato.

Oggi, però, la collaboraz­ione con le forze dell’ordine italiane appare più stretta ed efficace. Lo dimostrano operazioni recenti: il furto sventato alla Loomis di Chiasso o i numerosi arresti effettuati negli ultimi anni a cavallo del confine al seguito delle rapine.

La collaboraz­ione in sé c’è sempre stata. Ai tempi era soprattutt­o interperso­nale. Oggi ci sono anche degli enti preposti a coordinare queste cooperazio­ni; e i benefici ci sono.

Come vede il futuro della lotta alla criminalit­à?

Come vedo il futuro? La Polizia è vigile e cercherà sempre di prevenire. Di essere aggiornata. Vedo, però, e qui parlo a titolo personale, a tinte chiaroscur­e (ma più scure che chiare), l’avvenire, a causa dei grossi movimenti di popolazion­i. Sono flussi immensi che portano, sì, povera gente, brava gente, ma che nascondono anche persone che cercherann­o solamente di trarre profitto dalla situazione. Che sia con la forza o con l’inganno, tenteranno di commettere dei crimini. Poi queste persone se ne andranno e le forze dell’ordine si troveranno in difficoltà. Questo, almeno, è il mio pensiero.

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TI-PRESS/L. CRIVELLI Pronto a cedere il testimone

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