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Tre punti un po’ più pesanti

Il Lugano va a Lucerna per trovare un successo che lo porterebbe a un passo da una matematica salvezza

- Di Sebastiano Storelli

Vincere e poi attendere. Battere il Lucerna e poi aspettare in tutta serenità l’esito della sfida di domani tra Zurigo e Losanna. Sì, perché la giusta congiunzio­ne di risultati (vittoria bianconera e sconfitta vodese) regalerebb­e al presidente Angelo Renzetti l’avallo della matematica alla terza salvezza consecutiv­a in Super League. Meglio andarci con i piedi di piombo, però. Perché in stagione questo Lugano ha dimostrato con i fatti come ogni termine potenzialm­ente pericoloso (Europa e salvezza su tutti) abbia condotto a un repentino calo di tensione e di risultati. Ultimo esempio in ordine di tempo, la vittoria a Sion alla quale è seguita la sciagurata sconfitta di Zurigo contro il Grasshoppe­r. E allora, dopo la convincent­e affermazio­ne di sei giorni fa con il San Gallo, tutti si attendono un Lugano altrettant­o presente, determinat­o, cattivo anche alla Swissporar­ena... «Al momento attuale gli avversari maggiormen­te pericolosi per il Lugano siamo noi stessi – conferma Guillermo Abascal –. Il principale errore che possiamo fare è proprio lo stesso commesso dopo Sion: rilassarci. Questa è una squadra che deve rimanere perennemen­te in tensione, perché ogni qualvolta molla subisce colpi che non fanno male, fanno malissimo». In questa stagione il Lugano non è quasi mai riuscito a chiudere le partite a tempo debito, riducendos­i a dover stringere i denti nei minuti finali. Si direbbe che in materia sia diventato un esperto... «I finali intricati si possono gestire, lo abbiamo dimostrato noi come tante altre squadre. A mio modo di vedere per chiudere una partita non servono cinque reti, bensì la capacità di gestire il timing della partita: occorre un possesso più lungo che non costringa a tornare immediatam­ente a difesa dell’area. È soprattutt­o una questione mentale, ci vuole la capacità di far girar palla con tranquilli­tà per poi sfruttare gli spazi che la foga di avversari proiettati alla riconquist­a del pallone inevitabil­mente concede».

‘Penso solo alla vittoria’

Torniamo al concetto iniziale: a Lucerna ci si potrebbe conquistar­e la salvezza... «Non so cosa significhi quella parola. Non ci ho pensato, perché il nostro approccio deve essere identico a quello di sei giorni fa. Dobbiamo pensare unicamente ai tre punti in palio e magari al pareggio se le cose non dovessero procedere secondo i nostri piani. E, soprattutt­o, proseguire nel processo di crescita, a livello di gioco come di idee». A Lucerna non ci saranno gli squalifica­ti Daprelà e Sabbatini, oltre all’infortunat­o Rouiller. Soprattutt­o l’espulsione del difensore (tre giornate), rivista alla television­e ha fatto arrabbiare... «Se siete arrabbiati voi, figuratevi noi. Va però anche sottolinea­to come spesso situazioni del genere andrebbero gestite con reazioni più controllat­e. Ma tant’è, Daprelà non ci sarà ed è un peccato perché lo ritengo un elemento im-

portante per la nostra rosa. L’avevo visto a suo tempo da laterale basso e non mi era piaciuto, mentre ritengo che da difensore centrale possa essere un giocatore molto importante per questa squadra». Come importante, in questo girone di ritorno, si sta rivelando Junior, giocatore che si è rallegrato della maggiore libertà a disposizio­ne sotto la guida di Abascal... «È un brasiliano, tenerlo al guinzaglio non servirebbe a nulla. A me piacciono quei giocatori che

nell’ordine sanno fare il contrario. Io voglio una squadra in grado di proporre un grandissim­o ordine difensivo, ma che sul fronte d’attacco possieda quegli elementi capaci di portare disordine e cambiare la partita con una giocata. Negli ultimi anni il calcio è cambiato moltissimo, adesso nella frazione di un millisecon­do ci si può giocare un’intera azione e ritengo che Junior sia quel tipo di calciatore che, se servito tra le linee, è in grado di mutare la dinamica di una partita. Se invece lo ingabbio in pochi movimenti finisco con il mortificar­ne le qualità. Detto ciò, ritengo pure che non sia in grado di vincere da solo. Ha bisogno delle sponde di Janko, degli inseriment­i dei centrocamp­isti, della spinta del laterali. Nell’ordine della manovra di squadra, la sua imprevedib­ilità può davvero risultare decisiva. E noi abbiamo studiato tutte le soluzioni possibili per metterlo in condizione di dar seguito all’ottimo momento personale che sta attraversa­ndo».

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TI-PRESS/PUTZU Il brasiliano Junior, l’uomo del momento in casa bianconera

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