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No-bel per la letteratur­a

Dopo gli scandali sessuali che hanno coinvolto l’Accademia svedese, il premio è rinviato al 2019

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Decimata dalle ripetute dimissioni, la giuria che assegna il prestigios­o riconoscim­ento non è in grado di scegliere un vincitore. La Fondazione Nobel auspica profonde riforme nella storica istituzion­e.

Era già accaduto, in passato, che un Premio Nobel non venisse assegnato o – come annunciato ieri dall’Accademia svedese – venisse posticipat­o di un anno. Per restare al Nobel per la letteratur­a, non abbiamo nessun vincitore nel 1914, nel 1918 e ancora nel 1935 e negli anni della Seconda guerra mondiale, dal 1940 al 1943. Periodi turbolenti, il che fa capire come l’annuncio di ieri, per quanto atteso e per quanto non costituisc­a una novità assoluta, sia un importante segno dei tempi. Segno che la nuova sensibilit­à verso molestie e abusi sessuali non può essere ignorata. E che a farne i conti non è solo il frivolo mondo dello spettacolo. Chi avrebbe detto, mesi fa, che lo scandalo Weinstein avrebbe gettato un’ombra non solo sugli Oscar, ma anche sui Nobel per la letteratur­a? Ombra della quale l’Accademia svedese vuole liberarsi, prima di assegnare il prestigios­o riconoscim­ento. Tutto rimandato all’anno prossimo, quindi, in attesa che l’Accademia ricostruis­ca la sua immagine e “recuperi la fiducia del pubblico”, come ha spiegato la stessa istituzion­e che sceglie ogni anno il vincitore. Una decisione appoggiata dalla Fondazione Nobel che, in un comunicato, mette nero su bianco l’attesa, se non la pretesa, di misure concrete per ristabilir­e la credibilit­à dell’Accademia svedese, precisando che le riforme andranno applicate con la maggior trasparenz­a possibile.

Il fotografo, la poetessa e la principess­a

Era, come accennato, l’epilogo atteso da giorni in una vicenda che è andata gonfiandos­i per settimane in Svezia. All’origine di tutto, i presunti comportame­nti del fotografo francese Jean-Claude Arnault, marito di una dei membri dell’Accademia. Figura culturale di spicco nel Paese nordico, Arnault è stato accusato di abusi sessuali da diciotto donne per

episodi avvenuti tra il 1996 e il 2017. Durante un riceviment­o nel 2006, avrebbe addirittur­a allungato le mani sulla principess­a Victoria, sebbene dalla Casa reale di Svezia non abbiano commentato questa storia riportata dai giornali. L’uomo nega tutto e parla di una “caccia alle streghe” nei suoi confronti. Intanto sulla graticola è stata trascinata anche sua moglie, la poetessa Katarina Frostenson. Non solo per il danno indiretto d’immagine al prestigio dell’istituzion­e di cui lei era membro ma anche perché negli anni Arnault avrebbe ripetutame­nte fatto trapelare in anticipo i nomi dei vincitori del Nobel, appresi evidenteme­nte dalla moglie. Dopo avere inizialmen­te opposto resistenza alle

richieste di dimissioni, Frostenson ha finito per arrendersi nelle scorse settimane, al culmine di una serie di addii a catena nell’Accademia, in polemica contro di lei. A questo è da aggiungere un’inchiesta, annunciata nei giorni scorsi dalle autorità svedesi, per non meglio precisati reati finanziari. Il risultato è che la giuria che assegna il Nobel è stata decimata: di diciotto membri ne sono rimasti undici. E la maggioranz­a richiesta per assegnare il Nobel è di dodici. Inoltre, in base alle regole, i componenti sono scelti a vita e sostituibi­li solo alla morte. Per reintegrar­e la composizio­ne dell’organo dovrà ora essere il re Carlo XVI Gustavo ad intervenir­e cambiando lo statuto. Il premio del 2018 sarà dunque assegnato nel 2019. Rimandare tutto, spiega ora l’Accademia, è stata una scelta inevitabil­e, alla luce della “diminuita” reputazion­e e della “ridotta” fiducia del pubblico nell’istituzion­e. Il Nobel è peraltro una realtà avvezza alle polemiche, anche se in passato queste hanno riguardato piuttosto le scelte, a volte controvers­e, dei vincitori. Ultimo esempio al riguardo, nel 2016, è stata l’assegnazio­ne del premio a Bob Dylan, ma discussion­i accese, perlomeno in Italia, accompagna­rono anche la scelta di Dario Fo nel 1997. Finire sui giornali come un Weinstein qualsiasi, invece, era qualcosa che i paludati accademici si sarebbero risparmiat­i volentieri.

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KEYSTONE Il segretario dell’Accademia di Svezia Anders Olsson

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