La richiesta di pena può essere cambiata
Il Ministero pubblico può cambiare la richiesta di pena se in un processo con rito abbreviato non si giunge a un accordo. Lo ha stabilito il Tribunale federale (Tf) sconfessando un rapinatore serbo. Il 15 gennaio 2015, l’uomo, assieme a due complici, aveva rapinato una gioielleria di Montreux (Vd). Il furto era durato due minuti: dopo aver puntato una pistola alla fronte di una delle commesse e ordinato ad altri due impiegati di non muoversi, i tre malviventi si erano impossessati di orologi (valore: 1,2 milioni). Nel dicembre del 2016 è stato condannato dalla giustizia vodese a sei anni di reclusione per rapina qualificata, danneggiamento e furto d’uso. In un primo tempo era stata avviata una procedura con rito abbreviato, ma le parti non hanno raggiunto un accordo. Il ministero pubblico aveva proposto una pena di quattro anni e mezzo, mentre nella procedura ordinaria ha richiesto sette anni. Il rapinatore ha inoltrato ricorso al Tf ritenendo che il procuratore avesse violato il principio della buona fede aumentando la richiesta di pena. Se con il rito abbreviato non si giunge a un’intesa, le parti non sono obbligate ad attenersi a quanto avevano dichiarato, sottolineano i giudici federali. Il Ministero pubblico quindi non ha violato la buona fede. È normale che nel rito abbreviato la richiesta di pena sia inferiore, se no la procedura non avrebbe senso, aggiunge il Tf. I giudici federali hanno invece parzialmente accolto il ricorso su un altro punto: hanno giudicato arbitraria la valutazione dei precedenti dell’imputato in Serbia da parte della giustizia vodese. La sentenza è quindi stata annullata e il caso torna all’istanza precedente. ATS