Il governo vuole spiegazioni
Alla cerimonia di lunedì Mini ha sostenuto che sull’affaire rimborsi la magistratura ‘poteva essere più coraggiosa’
Il governo non ha gradito. E ha deciso, come appreso mercoledì dalla ‘Regione’, di chiedere delucidazioni al diretto interessato, prima di prendere posizione sulle recenti dichiarazioni del nuovo presidente del Tribunale d’appello. Era lunedì quando Mauro Mini, nel suo discorso a Lugano in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario 2018/2019, ha usato parole decisamente pesanti nel descrivere i rapporti tra le istituzioni, in particolare quelli fra potere giudiziario e poteri esecutivo e legislativo. Accennando alla vicenda rimborsi del Consiglio di Stato, Mini si è dapprima lamentato per “qualche suo membro [del governo, ndr] che voleva indicare alla magistratura come fare le inchieste” (in riferimento alle dichiarazioni di Claudio Zali in parlamento, quando a marzo in aula ebbe a definire l’inchiesta del procuratore generale John Noseda “teatrale”). “Una magistratura – ha poi aggiunto Mini nel suo discorso (vedi ‘la Regione’ del 29 maggio) – che poteva essere forse più coraggiosa”. Ed è proprio questa osservazione ad essere andata di traverso ai membri dell’Esecutivo (alla cerimonia era tra l’altro presente il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi). Tre consiglieri di Stato – lo ricordiamo – erano stati interrogati da altrettanti procuratori pubblici dopo che il pg aveva ordinato una perquisizione da parte dei funzionari del Ministero pubblico allo scopo di acquisire documentazione in merito a rimborsi e benefit. Se dal punto di vista penale il procedimento aperto a due riprese per abuso di autorità è sfociato in altrettanti decreti di abbandono, inutile dire che la questione ha lasciato strascichi non soltanto sul piano politico (sul dossier rimborsi è tuttora al lavoro la Sottocommissione finanze del Gran Consiglio), ma anche su quello istituzionale. Con attacchi e contrattacchi inusuali, quanto meno alle latitudini ticinesi. L’ultimo, quello di Mini in occasione del suo primo discorso pubblico in veste di presidente della massima autorità giudiziaria cantonale, non è passato inosservato a Palazzo delle Orsoline. L’Esecutivo ha dunque optato per mettere nero su bianco il proprio sconcerto. Sconcerto nell’apprendere dalla stampa le dichiarazioni del neopresidente Mini. E nel merito chiedergli espressamente che cosa intendesse dire con quell’invito alla magistratura a fare di più di quanto fatto. Magistratura “che poteva essere forse più coraggiosa”. A livello di inchiesta? Nelle sue conclusioni? La missiva è stata abbozzata già mercoledì, e inviata nelle ultime ore. Una reazione che non mancherà di suscitarne altre, quantomeno la risposta di Mini. Invitato a chiarire nella necessità di salvaguardare i rapporti istituzionali.