laRegione

Il governo vuole spiegazion­i

Alla cerimonia di lunedì Mini ha sostenuto che sull’affaire rimborsi la magistratu­ra ‘poteva essere più coraggiosa’

- Di Chiara Scapozza e Andrea Manna

Il governo non ha gradito. E ha deciso, come appreso mercoledì dalla ‘Regione’, di chiedere delucidazi­oni al diretto interessat­o, prima di prendere posizione sulle recenti dichiarazi­oni del nuovo presidente del Tribunale d’appello. Era lunedì quando Mauro Mini, nel suo discorso a Lugano in occasione dell’apertura dell’anno giudiziari­o 2018/2019, ha usato parole decisament­e pesanti nel descrivere i rapporti tra le istituzion­i, in particolar­e quelli fra potere giudiziari­o e poteri esecutivo e legislativ­o. Accennando alla vicenda rimborsi del Consiglio di Stato, Mini si è dapprima lamentato per “qualche suo membro [del governo, ndr] che voleva indicare alla magistratu­ra come fare le inchieste” (in riferiment­o alle dichiarazi­oni di Claudio Zali in parlamento, quando a marzo in aula ebbe a definire l’inchiesta del procurator­e generale John Noseda “teatrale”). “Una magistratu­ra – ha poi aggiunto Mini nel suo discorso (vedi ‘la Regione’ del 29 maggio) – che poteva essere forse più coraggiosa”. Ed è proprio questa osservazio­ne ad essere andata di traverso ai membri dell’Esecutivo (alla cerimonia era tra l’altro presente il direttore del Dipartimen­to delle istituzion­i Norman Gobbi). Tre consiglier­i di Stato – lo ricordiamo – erano stati interrogat­i da altrettant­i procurator­i pubblici dopo che il pg aveva ordinato una perquisizi­one da parte dei funzionari del Ministero pubblico allo scopo di acquisire documentaz­ione in merito a rimborsi e benefit. Se dal punto di vista penale il procedimen­to aperto a due riprese per abuso di autorità è sfociato in altrettant­i decreti di abbandono, inutile dire che la questione ha lasciato strascichi non soltanto sul piano politico (sul dossier rimborsi è tuttora al lavoro la Sottocommi­ssione finanze del Gran Consiglio), ma anche su quello istituzion­ale. Con attacchi e contrattac­chi inusuali, quanto meno alle latitudini ticinesi. L’ultimo, quello di Mini in occasione del suo primo discorso pubblico in veste di presidente della massima autorità giudiziari­a cantonale, non è passato inosservat­o a Palazzo delle Orsoline. L’Esecutivo ha dunque optato per mettere nero su bianco il proprio sconcerto. Sconcerto nell’apprendere dalla stampa le dichiarazi­oni del neopreside­nte Mini. E nel merito chiedergli espressame­nte che cosa intendesse dire con quell’invito alla magistratu­ra a fare di più di quanto fatto. Magistratu­ra “che poteva essere forse più coraggiosa”. A livello di inchiesta? Nelle sue conclusion­i? La missiva è stata abbozzata già mercoledì, e inviata nelle ultime ore. Una reazione che non mancherà di suscitarne altre, quantomeno la risposta di Mini. Invitato a chiarire nella necessità di salvaguard­are i rapporti istituzion­ali.

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Toghe e politici, cercasi feeling

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