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Uno dei ‘nodi’ è la registrazi­one a posteriori dei fucili semiautoma­tici acquistati prima del 2008

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Luca Filippini, lei dice che per voi tiratori sportivi la direttiva Ue è ‘un problema’ (cfr. sopra). La consiglier­a federale Simonetta Sommaruga ha affermato invece che per voi non cambierà nulla. Come la mettiamo?

Il Nazionale ha stabilito che gli uffici cantonali preposti devono (e non sempliceme­nte “possono”) rilasciare ai tiratori un’autorizzaz­ione eccezional­e per il possesso di un’arma semiautoma­tica, sempre che le condizioni poste (pratica regolare del tiro, affiliazio­ne a una società di tiro) siano soddisfatt­e. Questo è positivo, così come positivo è che sia stato ribadito che non vi sarà alcun obbligo di appartener­e a una società di tiro. Resta il fatto che come tiratore dovrò provare [dopo 5 anni e di nuovo dopo 10, ndr] un utilizzo regolare dell’arma [probabilme­nte cinque volte in cinque anni, ndr].

Simonetta Sommaruga ha anche detto che cambierà poco per i detentori attuali di armi semiautoma­tiche.

Il problema riguarda soprattutt­o i Fass 57 e i Fass 90 acquistati prima del dicembre 2008 [da quando vige l’obbligo di annuncio, ndr], non iscritte nei registri. Io, come detentore legale di una di queste armi, andrò avanti tranquilla­mente e dopo cinque anni dovrò dimostrare di usarla regolarmen­te? O avendola acquisita con la vecchia legge, sarò esonerato da questa prova? Non l’ho ancora capito.

Una cosa è certa: chi già possiede un fucile semiautoma­tico acquistato prima del 2008 dovrà farsi confermare entro tre anni il legittimo possesso.

I ‘senatori’ dovrebbero correggere questo aspetto. Il popolo nel 2011 ha respinto l’idea di una registrazi­one a posteriori [nell’iniziativa popolare ‘Per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi’, ndr]. Poi anche il Parlamento ha bocciato una proposta in tal senso. Chi possiede legalmente un’arma simile, deve poterla detenere senza doverla annunciare. È questione di tempo: le armi dopo un po’ passano di mano (vendita ecc.), a quel punto verranno registrate. Un obbligo d’annuncio sarebbe presto superfluo.

Le armi semiautoma­tiche, d’ordinanza e no, sono state usate anche di recente in un certo numero di suicidi, drammi familiari e atti violenti in Svizzera. Anche per questo è sensato cercare di limitarne il più possibile la diffusione. Non è d’accordo?

Non esiste una correlazio­ne tra atti violenti e numero di armi in circolazio­ne.

Molti psichiatri, per quel che riguarda i suicidi, la pensano diversamen­te.

Non esiste una correlazio­ne statistica. Se parliamo di casi singoli, allora dovrei proibire i camion perché qualcuno ne ha usato uno per compiere un attentato? SG

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