Alto rendimento, ma non basta
Istituto di previdenza dello Stato: performance 2017 del 6,4%, servono nuovi capitali Due gli obiettivi: raggiungere il risanamento dell’istituto e garantire una pensione adeguata, oggi e domani, ai dipendenti dello Stato
L’obiettivo principale, perché di questo si tratta, è permettere a tutti i dipendenti di poter contare su una pensione “adeguata”. «Poi, magari, sul quel termine si potrebbe aprire un lungo discorso» commenta Pierre Spocci, direttore dell’Istituto di previdenza del Canton Ticino (IpCT) che ha sostituito la già cassa pensione dei dipendenti dello Stato. Nei giorni scorsi il Consiglio d’amministrazione dell’istituto ha approvato i conti 2017 che raccontano la complessità, e al contempo le contraddizioni, dei nostri tempi. Intanto va detto che l’IpCT ha registrato una delle migliori performance degli ultimi anni con un rendimento globale del patrimonio pari al 6,4 per cento (3,9 per cento nel 2016). Al contempo, è proseguito il trend generale che vede un calo costante del “tasso tecnico”; andamento riconducibile alla diminuzione delle aspettative sul rendimento dei capitali. Nella nota dell’istituto si cita, a titolo d’esempio, il rendimento delle obbligazioni della Confederazione a dieci anni: attorno allo 0 per cento. Detta in soldoni, anche il Cda dell’Istituto di previdenza del Canton Ticino ha deciso di ridurre il tasso tecnico (dal 31 dicembre 2017) dal 2,25 al 2 per cento. Il che peserà sul “tasso di conversione”, ovvero il criterio determinante per convertire il capitale di vecchiaia accumulato in rendita previdenziale. Dunque l’esercizio annuale tiene, ma si intravvedono nubi all’orizzonte in funzione dell’obiettivo citato all’inizio: le rendite. La copertura globale, si precisa, è in ripresa e si fissa al 66 per cento, ma resta inferiore a quanto previsto (68,5 per cento) dal piano di rifinanziamento approvato a suo tempo dal parlamento. Buon andamento annuale, dunque, ma maggiori impegni finanziari quantificabili in circa 1 miliardo di franchi, metà dei quali per le garanzie di pensione e l’altra metà per chi già beneficia della rendita. “Nonostante i buoni risultati della gestione patrimoniale – riassume il comunicato dell’IpCT – non è dunque stato possibile aumentare il grado di copertura” secondo i piani stabiliti nel 2012. «Le prospettive d’incertezza coinvolgono tutti gli istituti assicurativi – ci dice Spocci – anche perché le proiezioni ci dicono che più si riduce il tasso tecnico, più crescono le aspettative. Per quel che ci concerne vogliamo salvaguardare il tasso di conversione [che dovrebbe scendere, stando il tasso tecnico, dal 6,17 al 5,20 per cento, ndr] e quindi limitare l’erosione delle rendite per i futuri pensionati». Detta in soldoni, serve un’ulteriore ricapitalizzazione di almeno 300 milioni di franchi. «È necessaria per garantire le pensioni in corso e rendite adeguate ai futuri pensionati» aggiunge
il direttore dell’IpCT. Ecco perché il Cda ha preso contatto, all’inizio dell’anno, con il Consiglio di Stato “per illustrare la necessità di un contributo supplementare cantonale anche per rispettare il cammino di rifinanziamento intrapreso” si riporta nella nota. Il vertice dell’istituto di previdenza, al contempo, sta valutando se e quali forme di compensazione potranno essere adottate così da salvaguardare “il più possibile il livello attuale delle pensioni” riconosciute ai dipendenti dello Stato. Magari aumentando il capitale di vecchia sul quale viene applicato il tasso di conversione. Ma non ci si deve illudere, si aggiunge nel comunicato, perché “qualunque siano le misure compensatorie prescelte, dovranno anche essere individuate le necessarie fonti di finanziamento”. Sempre che si ritenga necessario – fra i partiti e la politica – garantire una pensione adeguata, appunto, a chi ha lavorato e lavora oggi per l’amministrazione cantonale.