Hotspot e tende, accoglienza e integrazione
Roma – Il sistema nazionale di accoglienza dei migranti (500mila gli irregolari) è articolato in tre fasi che prevedono l’impiego di specifiche strutture: gli hotspot, i cosiddetti Cara e Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr). Gli hotspot attrezzati per aderire agli impegni assunti con la Commissione europea. In questa fase si svolgono tutte le operazioni di soccorso, di prima assistenza sanitaria, di pre-identificazione e fotosegnalamento, di informazione sulle procedure dell’asilo e della relocation. Attualmente sono situati a Lampedusa (parzialmente disabilitato), Pozzallo, Trapani e Taranto. Nei porti di Messina e Palermo, a seconda delle emergenze, vengono allestite tende che funzionano come hotspot temporanei. I Cara, destinati all’accoglienza dei richiedenti asilo per il periodo necessario alla loro identificazione e/o all’esame della domanda d’asilo da parte della competente Commissione Territoriale, si trovano a Isola Capo Rizzuto in Calabria, Gradisca d’Isonzo, Caltanissetta, Foggia, Brindisi, Bari, Mineo. A parte il caso di Monastir, a 15 chilometri da Cagliari, che funziona sia come centro per i richiedenti asilo, ma che viene utilizzato anche come primo soccorso per gli sbarchi in Sardegna. Infine i Centri di permanenza per il rimpatrio (ex Cie) sono Torino (Settimo torinese), Roma (Ponte Galeria), Brindisi e Caltanissetta. I Cas, Centri di accoglienza straordinaria, accolgono chi arriva via mare e funzionano nell’ipotesi in cui, a causa di arrivi consistenti e ravvicinati di migranti, i posti disponibili nelle strutture di prima o seconda accoglienza non siano sufficienti. I centri della rete Sprar, un migliaio sul territorio nazionale, sono le strutture di seconda accoglienza per il raggiungimento, da parte dei richiedenti asilo, di un’autonomia individuale e una reale integrazione. Oltre 35’869 posti, di cui 3’488 minori stranieri non accompagnati.