Una fatale ricerca di nuovi tracciati
Bavona, il 51enne vittima di una terribile caduta amava cimentarsi nella ricerca di tracciati
Era un appassionato di montagna col gusto della scoperta di nuove vie e di antichi camminamenti alpini il 51enne di Cavergno ritrovato morto dopo una caduta in un dirupo in Val Bavona.
Il corpo senza vita dell’escursionista è stato localizzato ieri, poco dopo mezzogiorno. Persona gioiosa e socievole, conosciuta in tutta la regione, lavorava da anni come macchinista delle Fart.
Era un appassionato di montagna col gusto della scoperta di nuove vie e di antichi camminamenti alpini. Quello che se l’è portato via e che avrebbe dovuto condurlo all’Alpe Bèdu (un remoto e oggi selvaggio alpeggio) il 51enne di Cavergno lo conosceva bene. Conosceva i pericoli della zona; non foss’altro che perché – raccontano gli amici della valle – l’anno scorso da quelle parti si era avventurato, sfidando le difficoltà del pendio per tracciare una sorta di nuova via. Ma, a un certo punto del cammino – stando a quanto lui stesso aveva poi riferito a chi lo conosceva (e, scherzando, lo prendeva per “balordo”) –, aveva dovuto fare dietrofront dinnanzi a ostacoli insuperabili. Lassù, tra rocce e strapiombi, ci è voluto tornare proprio venerdì. Forse con l’intento di vincere la sfida con la montagna e le asperità che l’avevano “respinto” qualche tempo prima. Un bastone da montagna e una corda appesa a un albero (quest’ultima necessaria per superare un attraversamento difficile o calarsi per bypassare qualche punto inaccessibile del tracciato) lo testimoniano. Corda che, a quanto è dato sapere, non era spezzata ma in ottimo stato, quasi nuova. Oltre quel punto, in teoria, il disperso non era dunque potuto andare, si era pensato in un primo momento.
In quei luoghi c’era già stato
Chi è pratico della Bavona e della valle laterale di Larecc sa che sono posti dove ben pochi temerari senza un’adeguata preparazione si avventurerebbero. Ma al fascino di questa “sfida” il macchinista delle Fart, da una ventina d’anni alle dipendenze dell’azienda locarnese (in precedenza aveva lavorato come tipografo), non ha saputo resistere. Così è partito venerdì, approfittando del giorno di libero. Per quello che è stato l’ultimo “assalto”. Non vedendolo tornare, verso le 19, la compagna ha allarmato i soccorritori che hanno subito messo in campo uomini e mezzi (elicottero della Rega in primis) per cercare di localizzarlo prima del calare delle tenebre.
Su e giù dalle rocce, con la vegetazione a complicare il tutto
Le ricerche si sono subito rilevate difficoltose. Vuoi perché si è dovuto lavorare in parete, vuoi per la fitta vegetazione che ricopre, in più punti, ogni piccolo terrazzamento così come il fondovalle. Come ci ha chiarito un soccorritore del Sas, impegnato in questi giorni, si parla di rocce che in alcuni casi arrivano a 130150 metri di altezza. L’essere riusciti ad agganciare il cellulare non è bastato a consentire di localizzare, in fretta, l’escursionista – un padre di famiglia dal carattere gioioso, una persona molto socievole conosciuta in tutta la regione anche per i suoi hobby, come il calcio – ma ha sensibilmente ristretto il campo di ricerca. «Ci siamo calati con diversi tiri di corda e abbiamo sceso la roccia piano piano, fino alla base della parete. Per poi risalire in quota con l’impiego dell’elicottero e procedere a una successiva calata, a qualche decina di metri di distanza dal
punto precedente» – spiega l’esperto. Una sorta di “lift” ininterrotto che non ha tuttavia dato esito. Perché? «Lungo tutto il pendio sono presenti dei piccoli ripiani ricoperti di erbe e arbusti che impediscono la visuale. Difficile, quindi, scorgere un eventuale corpo adagiato da qualche parte mentre si scende o dall’alto,
tramite l’elicottero». A rendere il tutto ancor più ostico, per i soccorritori del Sas e gli agenti di polizia impegnati nelle ricerche, il brutto tempo di lunedì. Sempre presente in zona anche l’eliambulanza della Rega con il suo equipaggio che, come riferito, ieri attorno alle 12.30 ha individuato il punto in cui si trovava il corpo dello sfortunato 51enne, a una quota di 800 metri. Ma non nella zona perlustrata in lungo e in largo, bensì in un’altra piccola valle laterale poco distante. Dall’elicottero hanno guidato i soccorritori fino al punto in cui giaceva la vittima. L’inchiesta di polizia dovrà ora far luce sulla disgrazia.