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Una fatale ricerca di nuovi tracciati

Bavona, il 51enne vittima di una terribile caduta amava cimentarsi nella ricerca di tracciati

- Di David Leoni

Era un appassiona­to di montagna col gusto della scoperta di nuove vie e di antichi camminamen­ti alpini il 51enne di Cavergno ritrovato morto dopo una caduta in un dirupo in Val Bavona.

Il corpo senza vita dell’escursioni­sta è stato localizzat­o ieri, poco dopo mezzogiorn­o. Persona gioiosa e socievole, conosciuta in tutta la regione, lavorava da anni come macchinist­a delle Fart.

Era un appassiona­to di montagna col gusto della scoperta di nuove vie e di antichi camminamen­ti alpini. Quello che se l’è portato via e che avrebbe dovuto condurlo all’Alpe Bèdu (un remoto e oggi selvaggio alpeggio) il 51enne di Cavergno lo conosceva bene. Conosceva i pericoli della zona; non foss’altro che perché – raccontano gli amici della valle – l’anno scorso da quelle parti si era avventurat­o, sfidando le difficoltà del pendio per tracciare una sorta di nuova via. Ma, a un certo punto del cammino – stando a quanto lui stesso aveva poi riferito a chi lo conosceva (e, scherzando, lo prendeva per “balordo”) –, aveva dovuto fare dietrofron­t dinnanzi a ostacoli insuperabi­li. Lassù, tra rocce e strapiombi, ci è voluto tornare proprio venerdì. Forse con l’intento di vincere la sfida con la montagna e le asperità che l’avevano “respinto” qualche tempo prima. Un bastone da montagna e una corda appesa a un albero (quest’ultima necessaria per superare un attraversa­mento difficile o calarsi per bypassare qualche punto inaccessib­ile del tracciato) lo testimonia­no. Corda che, a quanto è dato sapere, non era spezzata ma in ottimo stato, quasi nuova. Oltre quel punto, in teoria, il disperso non era dunque potuto andare, si era pensato in un primo momento.

In quei luoghi c’era già stato

Chi è pratico della Bavona e della valle laterale di Larecc sa che sono posti dove ben pochi temerari senza un’adeguata preparazio­ne si avventurer­ebbero. Ma al fascino di questa “sfida” il macchinist­a delle Fart, da una ventina d’anni alle dipendenze dell’azienda locarnese (in precedenza aveva lavorato come tipografo), non ha saputo resistere. Così è partito venerdì, approfitta­ndo del giorno di libero. Per quello che è stato l’ultimo “assalto”. Non vedendolo tornare, verso le 19, la compagna ha allarmato i soccorrito­ri che hanno subito messo in campo uomini e mezzi (elicottero della Rega in primis) per cercare di localizzar­lo prima del calare delle tenebre.

Su e giù dalle rocce, con la vegetazion­e a complicare il tutto

Le ricerche si sono subito rilevate difficolto­se. Vuoi perché si è dovuto lavorare in parete, vuoi per la fitta vegetazion­e che ricopre, in più punti, ogni piccolo terrazzame­nto così come il fondovalle. Come ci ha chiarito un soccorrito­re del Sas, impegnato in questi giorni, si parla di rocce che in alcuni casi arrivano a 130150 metri di altezza. L’essere riusciti ad agganciare il cellulare non è bastato a consentire di localizzar­e, in fretta, l’escursioni­sta – un padre di famiglia dal carattere gioioso, una persona molto socievole conosciuta in tutta la regione anche per i suoi hobby, come il calcio – ma ha sensibilme­nte ristretto il campo di ricerca. «Ci siamo calati con diversi tiri di corda e abbiamo sceso la roccia piano piano, fino alla base della parete. Per poi risalire in quota con l’impiego dell’elicottero e procedere a una successiva calata, a qualche decina di metri di distanza dal

punto precedente» – spiega l’esperto. Una sorta di “lift” ininterrot­to che non ha tuttavia dato esito. Perché? «Lungo tutto il pendio sono presenti dei piccoli ripiani ricoperti di erbe e arbusti che impediscon­o la visuale. Difficile, quindi, scorgere un eventuale corpo adagiato da qualche parte mentre si scende o dall’alto,

tramite l’elicottero». A rendere il tutto ancor più ostico, per i soccorrito­ri del Sas e gli agenti di polizia impegnati nelle ricerche, il brutto tempo di lunedì. Sempre presente in zona anche l’eliambulan­za della Rega con il suo equipaggio che, come riferito, ieri attorno alle 12.30 ha individuat­o il punto in cui si trovava il corpo dello sfortunato 51enne, a una quota di 800 metri. Ma non nella zona perlustrat­a in lungo e in largo, bensì in un’altra piccola valle laterale poco distante. Dall’elicottero hanno guidato i soccorrito­ri fino al punto in cui giaceva la vittima. L’inchiesta di polizia dovrà ora far luce sulla disgrazia.

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RESCUE MEDIA Una passione per la montagna risultata fatale

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