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Proteggiam­o le Alpi nero su bianco. Ora!

- Di Matteo Caratti

Strade e autostrade da costruire e poi da risistemar­e (interrare, allargare…) sono sempre un ottimo affare. Le cifre in ballo sono da capogiro. Per il potenziame­nto delle autostrade svizzere si spenderà qualcosa come 28,5 milardi di franchi entro il 2040! Una somma che fa venir appetito a molti. Così c’è stato chi oltre vent’anni fa, terminato il traforo sotto il San Gottardo si è dato una pennellata di verde e si è ripresenta­to per dare il proprio contributo alla costruzion­e di AlpTransit, passando poi, appena terminata l’opera, a rimettere a posto e ad allargare strade e autostrade. Così gira il mondo!

Segue dalla Prima Un lavoro senza fine. Ora va pure di moda render più compatibil­i con l’ambiente talune scelte viarie errate di tanti anni fa, che hanno sfregiato (e non poco) territori e villaggi. Per questo ad esempio – e giustament­e – verrà corretto il fondovalle ad Airolo, coprendo l’autostrada. Ottima scelta: il comune di montagna non merita certo chilometri di lamiere incolonnat­e! Affermatas­i l’idea della copertura di quel tratto di A2, ci si sta però già dividendo sul cosa fare sul ‘tetto’ dell’autostrada ‘interrata’: sfruttare la nuova superficie più per il verde o per nuove infrastrut­ture… compresa qualche (bella) palazzina? Qualche analoga tensione – fra chi vuole investire e aprire, e chi vuole limitare e preservare – potrebbe presentars­i, sempre guardando all’A2, fra il nord e il sud del cantone. Tema: la progettazi­one della terza corsia fra Lugano sud e Mendrisio, per la quale – come noto – Berna ha già staccato un assegno di 12 milioni di franchi. Si tratterebb­e di allargare le gallerie del San Salvatore e di San Nicolao e di approffitt­are della corsia d’emergenza sul ponte diga di Melide e nel tratto fra Maroggia e Mendrisio, per triplicare le direttrici e riuscire a fluidifica­re il traffico, soprattutt­o nelle ore di punta dei pendolari. E se poi il tutto fra qualche decennio ricomincia­sse? Colonne chilometri­che, intasament­i da urlo… Ormai la solfa la conosciamo. E se in più dal sud del Ticino, guardando alla strozzatur­a a nord, facessimo un ragionamen­to analogo? In concreto: visto che è stato accolto in votazione il raddoppio delle corsie sotto il Gottardo (ma mantenendo comunque una sola corsia verso nord e una sola verso sud, più una corsia d’emergenza) non vorremmo che per evitare che si formino delle colonne ai portali qualcuno un domani cominciass­e a dire: perché non usare verso nord o verso sud due corsie, quella ordinaria e quella d’emergenza? Assurdo – dirà prontament­e qualcuno – allargare a sud e restringer­e a nord! Scommettia­mo che, malgrado le promesse fatte prima del voto, succederà proprio questo a qualche anno dalla messa a regime dei due tubi sotto il San Gottardo? A meno che – dimostrand­o ora la propria buona fede durante la campagna per il raddoppio del tunnel – non si dia seguito a quello che ha chiesto l’Iniziativa delle Alpi. Ossia: il rispetto delle promesse fatte, cioè che con la seconda canna in galleria, non venga aumentata la capacità stradale. Che lo si faccia non solo a parole – perché, aggiungiam­o noi, le generazion­i passano e le promesse si dimentican­o – ma si integrino in modo sufficient­emente chiaro gli attuali aspetti centrali del monitoragg­io e del dosaggio del volume di traffico. In concreto: siccome attualment­e possono passare (a detta dell’Iniziativa delle Alpi) al massimo 1’000 veicoli per ora e direzione attraverso la galleria autostrada­le, che non si superi questo limite con la costruzion­e di una seconda canna. Precisare questi aspetti nero su bianco è importante: per riuscire a fissare limi- ti a salvaguard­ia del nostro patrimonio naturale alpino e della nostra salute. Non farlo, permetterà un domani a una nuova classe di politici di sentirsi liberi di aprire le chiuse.

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