laRegione

Nane bianche pronte a esplodere

- Di Sebastiano Storelli

Gregor Kobel, Silvan Widmer, Edimilson Fernandes. Come tutti si aspettavan­o in occasione dell’annuncio dei 26 giocatori portati allo stage di Lugano, Vladimir Petkovic al momento di tirare le somme ha scartato i tre nomi in possesso di minor peso specifico. Ed è andato sul sicuro, accordando la sua fiducia al nocciolo duro che sta guidando la Nazionale dall’inizio del decennio. Proprio come nella “società civile”, anche nello sport gli svizzeri non sono famosi per i colpi di testa alla base delle loro scelte più importanti. Per lo meno da quando la Svizzera si è riaffaccia­ta sul palcosceni­co mondiale del calcio.

Segue dalla Prima Se nel 1994 aveva suscitato clamore la rinuncia da parte di Roy Hodgson al fiuto del gol di Türkyilmaz e nel 2008 Köbi Kuhn non se l’era sentita di affidarsi al piede in quel momento caldissimo del giovane Valentin Stocker, l’unico vero terremoto nazionale era stato provocato nel 1996 da Arthur Jorge quando aveva lasciato a casa dagli Europei d’Inghilterr­a nientemeno che Alain Sutter e Adrian Knupp, causando una mezza sollevazio­ne popolare. Per il resto, i cittì elvetici sono sempre stati piuttosto conservato­ri, anche perché nel panorama nazionale non è che abbondino le scelte alternativ­e e in passato è stato necessario raschiare il fondo del barile per arrivare a quota 23. E allora Petkovic si è affidato a chi conosce bene, a chi in questi anni ha trainato il carro della Nazionale, a quella generazion­e di nane bianche in attesa dell’esplosione che le porti a trasformar­si in stelle luminose. Un’esplosione che dovrà giocoforza prodursi sul suolo russo, perché l’obiettivo rimane il superament­o dello scoglio degli ottavi di finale, diventato una sorta di tabù per il calcio elvetico dopo le eliminazio­ni a Stati Uniti 1994 (Spagna), Germania 2006 (Ucraina), Brasile 2014 (Argentina) e Francia 2016 (Polonia). Nei quattro anni trascorsi sotto la guida di Petkovic, la Nazionale è cresciuta, le nane bianche hanno accumulato idrogeno e i risultati sono stati la diretta conseguenz­a dei progressi compiuti (24 vittorie, 7 pareggi e 8 sconfitte). Ora manca solo l’esplosione, in un gruppo difficile ma che potrebbe comunque garantirci per lo meno il passaggio del turno quale seconda classifica­ta e poi negli ottavi, dove verosimilm­ente i rossocroci­ati se la giocherebb­ero contro i campioni in carica della Germania. Difficile? Assolutame­nte sì, ma sono questi gli appuntamen­ti che danno la dimensione dei progressi compiuti. Qualche decennio fa un percorso di nove vittorie in dieci partite di qualificaz­ione sarebbe stato sufficient­e a sentenziar­e “missione compiuta” e a godersi la fase finale quasi come una gita premio. Adesso non più, le aspettativ­e dei tifosi, ma soprattutt­o dei giocatori, sono radicalmen­te mutate, consci che la Coppa del mondo (o gli Europei) va onorata soprattutt­o nella sua fase finale. A questa nuova dinamica non è estraneo il fatto che dei 23 convocati soltanto Michael Lang militi nel campionato svizzero e che ben 17 abbiano preso parte ad Euro 2016, mentre 15 erano volati in Brasile per i Mondiali. Le qualità individual­i ci sono, l’esperienza pure: adesso c’è idrogeno a sufficienz­a per creare l’esplosione...

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