laRegione

L’Italia festeggiat­a a Lugano

Per il 62esimo anniversar­io della Repubblica, con numerosi e illustri ospiti, italiani e svizzeri

- Di Aldo Bertagni

Parole di amicizia e d’intesa, come non mai, fra gli ospiti ticinesi (leghisti) e le autorità che in Canton Ticino rappresent­ano la penisola

Non poteva scegliere giorno migliore, Marco Del Panta, ambasciato­re italiano a Berna, per agitare le già agitate acque dove naviga la fragile barca degli accordi bilaterali Svizzera-Italia sulla fiscalità dei frontalier­i. Potrebbe ripartire tutto da zero, ha precisato il rappresent­ante della Farnesina in Svizzera in un’intervista rilasciata ieri alla Rsi. Perché certo a Roma, almeno su questo dossier, regna l’incertezza. E il vento che soffia dalla Lombardia (vedi articolo sotto) non porta buone nuove. Non poteva scegliere giorno migliore, si diceva, l’ambasciato­re. Perché ieri sera, in quel di Lugano, si è festeggiat­o il 62° anniversar­io della Repubblica italiana di fronte a una platea coesa. Con molti ospiti svizzeri, compresi Norman Gobbi e Manuele Bertoli, consiglier­i di Stato. Dove l’aria è stata decisament­e più mite e serena. Quasi solare. «Dopo un processo elettorale complesso si è generato un forte mutamento, che è il sale della democrazia». L’ha presa larga Marcello Fondi, console generale d’Italia a Lugano, e non poteva essere altrimenti considerat­e le novità politiche che hanno “scosso” la penisola. E nella convinzion­e che il capo dello Stato, vale a dire il presidente della Repubblica, saprà vegliare sul nuovo governo giallo-verde, Fondi – peraltro sul piede di partenza – ha voluto ricordare che «l’Italia è migliore di come viene giudicata dagli stessi italiani e da alcuni media», e chissà se si stava rivolgendo ai suoi connaziona­li o ai numerosi “ospiti” svizzeri convenuti alla festa. Poi è arrivato al dunque: «Le relazioni con la Svizzera restano eccellenti e auspico si giunga presto alla conclusion­e del negoziato sui frontalier­i». Perché lui, il console generale d’Italia, ci crede e vuole continuare a crederci. Del resto come si fa altrimenti? «Siamo obbligati a vivere assieme» ha ammesso lo stesso Norman Gobbi, consiglier­e di Stato pronto – col collega e presidente del governo Claudio Zali – a congelare i ristorni dei frontalier­i. Lo stesso Gobbi che ha subito ricordato come sia «il pragmatism­o a contraddis­tinguere chi governa» e qui si rivolgeva agli amici italiani quasi a volerli rassicurar­e sul futuro. Come dire, ci siamo passati anche noi leghisti ticinesi: all’opposizion­e si grida, al governo si media. Sempre il direttore del Dipartimen­to delle istituzion­i ha poi distribuit­o compliment­i in particolar­e al prefetto di Como, anch’esso presente, «per la cooperazio­ne anche nel campo della sicurezza». Perché una cosa è strillare i titoli sul ‘Mattino’, altra cosa gestire la quotidiani­tà. E giusto per metterci un punto definitivo, netto, serve riprendere le parole di Marco Borradori, sindaco leghista di Lugano: «Il rapporto con l’Italia è parte essenziale del nostro presente». E più avanti: «Lugano vuole essere ponte fra la Svizzera germanofon­a e l’Italia». E anche: «Negli ultimi anni si è parecchio enfatizzat­o sui lavoratori frontalier­i, che poi sono un’opportunit­à per tutti». Per poi ringraziar­e Fondi che gli ha permesso di conoscere non poche città della penisola e con alcune, come Genova, sottoscriv­ere anche un patto di collaboraz­ione. Per conclude: «Dobbiamo risolvere i problemi». E se lo dice Borradori, uomo della prima Lega, ben si comprendon­o questi tempi di politica “effervesce­nte”. Dove non conta cosa si dice, ma dove la si dice...

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TI-PRESS Il console generale d’Italia Marcello Fondi (al centro) col sindaco di Lugano (a destra)

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