Investimenti a perdere
Ammonta a quasi due miliardi di franchi il patrimonio immobiliare sfitto
La Camera ticinese dell’economia fondiaria è preoccupata dal calo della domanda mentre l’offerta non accenna a calare
Sono circa 4mila gli alloggi attualmente vuoti sul mercato. Un dato che – alla luce dell’ulteriore produzione immobiliare che si aggiungerà nei prossimi mesi – preoccupa i vertici della Camera ticinese dell’economia fondiaria (Catef). «In soldoni, stimiamo in circa due miliardi di franchi la sostanza immobiliare che non produce reddito. Alla lunga questo influirà negativamente sull’intera economia», spiega il presidente della Catef, l’associazione dei proprietari immobiliari, Gianluigi Piazzini. «Siamo in una situazione molto particolare: costo del denaro molto basso, interessi nulli o negativi sugli investimenti finanziari (obbligazioni pubbliche, ndr) che spingono gli investitori istituzionali (soprattutto le casse pensioni) verso il mattone. Finora la domanda ha retto, ma da qualche tempo incomincia a dare segnali di stanchezza con affitti in calo», continua ancora Piazzini sottolineando un certo immobilismo politico per quanto riguarda l’approvazione del piano direttore, o meglio dell’applicazione della Legge federale sulla pianificazione territoriale riveduta ormai alcuni anni fa. «Su questo punto non si hanno notizie né da Berna, né da Bellinzona. Nonostante assicurazioni varie, rimaniamo piuttosto scettici sul fatto che non verranno ridotte le zone edificabili», precisa ancora Piazzini. Un capitolo a parte lo meritano le residenze secondarie che – stando alla Catef – stanno conoscendo un momento di crisi senza eguali dopo l’approvazione della cosiddetta ‘Lex Weber’ nata dopo l’accettazione dell’iniziativa popolare che mirava a contingentare a un massimo del 20% le abitazioni di vacanza. In pratica, sostiene Piazzini, di nuovo non si sta costruendo più nulla. Per quanto riguarda il parco immobiliare pre-esistente l’entrata in vigore della Lex Weber, è ancora possibile immetterlo sul mercato per la vendita o il cambiamento d’uso. Anche in questo ambito le proposte del Dipartimento del territorio non trovano però l’appoggio dei proprietari immobiliari visto che, stando ancora alla Catef, ci si sta concentrando per un disciplinamento dell’esistente situato in zone pregiate (Lugano, Locarno e Ascona), quando le seconde residenze interessano in primo luogo ticinesi e confederati e non gli stranieri.
Airbnb, rischi e opportunità
La tecnologia potrebbe venire in aiuto per mettere sul mercato degli affitti le seconde case. Ci sono però dei distinguo che Renata Galfetti, avvocato e segretaria della Catef, tiene a fare. «L’utilizzo di piattaforme come Airbnb comporta comunque dei rischi: per prima cosa come proprietario non posso identificare l’ospite. Lo fa Airbnb; il secondo aspetto è che si possono creare conflitti, soprattutto nella proprietà in condominio, tra gli ospiti saltuari (vacanzieri) e chi vive lì stabilmente». «Infine – continua l’avvocato Galfetti – se è legittimo per un proprietario affittare il proprio bene a chi meglio crede, lo è molto meno per un inquilino che potrebbe ‘lucrare’ sulla sua abitazione». Per questa ragione Catef non vede di buon occhio la recente proposta del Consiglio federale (è attualmente in consultazione) di rivedere (allentandole) le norme sulla sublocazione.