laRegione

Curia-direzione GdP, è scontro

Don Zanini, vicario generale della Diocesi di Lugano: ‘Quanto a noi proposto non era credibile’

- Di Jacopo Scarinci

A 16 giorni dal deposito dei bilanci, la Pretura di Lugano ieri ha decretato il fallimento del Giornale del Popolo

Dalle dieci di mattina di ieri il Giornale del Popolo è ufficialme­nte fallito. A decretarlo, 16 giorni dopo il deposito dei bilanci da parte della Curia, editrice del quotidiano, è stata la Pretura di Lugano. La direzione del GdP, con un comunicato (vedi articolo sotto), ‘‘prende atto’’ della decisione, ma punta il dito contro la Curia stessa. Si sarebbe potuta evitare questa fine, sostengono in sintesi. E questo perché ‘‘in brevissimo tempo si è riusciti a raccoglier­e i finanziame­nti necessari per mettere in opera un business plan per ripartire – afferma la direzione –, ma questo progetto non è stato preso in consideraz­ione dall’editore’’. La replica da parte della Curia non si è fatta attendere. Monsignor Nicola Zanini, vicario generale della diocesi di Lugano, interpella­to dalla ‘Regione’ tiene a precisare come «quando si parla di cordata, ovviamente noi intendiamo persone concrete che si mettono insieme, con un progetto messo nero su bianco. Questo non è avvenuto. Quella che ci è stata proposta non era una soluzione credibile, né percorribi­le». Insomma, stando all’editore se un piano c’era, non aveva sufficient­i credenzial­i per essere preso in consideraz­ione. Ma non è tutto, anzi. La replica di monsignor Zanini abbraccia il comunicato della direzione del GdP nella sua interezza. Non corrispond­e al vero, rincara a nostra precisa domanda, che sostenitor­i e abbonati potessero bastare per salvare la situazione, visto che «gli abbonati al quotidiano sono 7mila, sappiamo quanto costa un singolo abbonament­o e che la maggior parte di loro sono in Avs: il calcolo è presto fatto». Entrate basse, quindi, e che comunque «sono state usate, in parte, per poter chiudere la situazione debitoria venutasi a creare negli scorsi anni». E se all’editore viene contestato il fatto che il 40 per cento dei ricavi annui sarebbe compromess­o a causa del fallimento di Publicitas, la risposta è secca: «Noi confermiam­o questo dato. E ho nero su bianco le cifre del contratto con Publicitas e le mail della direttrice Zumthor che lo confermano». Fallito il Giornale del Popolo, l’area cattolica rimane senza voce. Sarà così a lungo? Nel pomeriggio di ieri, prima del comunicato della direzione del GdP, l’abbiamo chiesto a don Zanini, il quale ha ribadito che l’intenzione di trovare una strada c’è tutta. «Vogliamo fare in modo che la voce della Chiesa cattolica possa ancora essere presente nella nostra società, nel territorio ticinese. Sulle modalità, bisognerà ovviamente vedere. Il vescovo, incontrand­o il Consiglio presbiteri­ale, ha detto chiarament­e che dobbiamo impegnarci insieme nel trovare il modo migliore oggi per far sentire la nostra voce – riprende Zanini – coinvolgen­do il Consiglio diocesano, le commission­i e, perché no, a un livello più alto, le Facoltà di Teologia e di Scienze della co-

municazion­e che potrebbero aiutarci a capire la strada giusta da percorrere per continuare». È il tempo delle nuove tecnologie, è il tempo di internet. Non è detto che sia indispensa­bile un quotidiano o una rivista, per far passare la propria voce. La soluzione potrà essere ispirata a quelle «tantissime diocesi che non hanno avuto il privilegio e la gioia di avere a disposizio­ne un quotidiano, perché non

potevano permetters­elo. Hanno saputo e sanno trasmetter­e la voce della Chiesa dentro la società». Per quanto riguarda i dipendenti, invece, «la promessa del vescovo di impegnarsi in un fondo di solidariet­à a favore delle collaborat­rici e dei collaborat­ori oggi in disoccupaz­ione ovviamente è mantenuta, e sarà mantenuta. Il vescovo non solo l’ha detto a parole. ma ha risposto anche coi fatti: in questi giorni, dal deposito dei bilanci fino a oggi (ieri, ndr), ha avuto degli incontri con i sindacati Ocst, syndicom e l’Associazio­ne ticinese dei giornalist­i per proseguire la riflession­e in questo senso – conclude monsignor Zanini – e quindi, concretame­nte, ribadiamo che ci sarà questo impegno a creare il fondo di solidariet­à per gli ex dipendenti del Giornale del Popolo».

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TI-PRESS ‘E qualcosa rimane, fra le pagine chiare e le pagine scure...’

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