Curia-direzione GdP, è scontro
Don Zanini, vicario generale della Diocesi di Lugano: ‘Quanto a noi proposto non era credibile’
A 16 giorni dal deposito dei bilanci, la Pretura di Lugano ieri ha decretato il fallimento del Giornale del Popolo
Dalle dieci di mattina di ieri il Giornale del Popolo è ufficialmente fallito. A decretarlo, 16 giorni dopo il deposito dei bilanci da parte della Curia, editrice del quotidiano, è stata la Pretura di Lugano. La direzione del GdP, con un comunicato (vedi articolo sotto), ‘‘prende atto’’ della decisione, ma punta il dito contro la Curia stessa. Si sarebbe potuta evitare questa fine, sostengono in sintesi. E questo perché ‘‘in brevissimo tempo si è riusciti a raccogliere i finanziamenti necessari per mettere in opera un business plan per ripartire – afferma la direzione –, ma questo progetto non è stato preso in considerazione dall’editore’’. La replica da parte della Curia non si è fatta attendere. Monsignor Nicola Zanini, vicario generale della diocesi di Lugano, interpellato dalla ‘Regione’ tiene a precisare come «quando si parla di cordata, ovviamente noi intendiamo persone concrete che si mettono insieme, con un progetto messo nero su bianco. Questo non è avvenuto. Quella che ci è stata proposta non era una soluzione credibile, né percorribile». Insomma, stando all’editore se un piano c’era, non aveva sufficienti credenziali per essere preso in considerazione. Ma non è tutto, anzi. La replica di monsignor Zanini abbraccia il comunicato della direzione del GdP nella sua interezza. Non corrisponde al vero, rincara a nostra precisa domanda, che sostenitori e abbonati potessero bastare per salvare la situazione, visto che «gli abbonati al quotidiano sono 7mila, sappiamo quanto costa un singolo abbonamento e che la maggior parte di loro sono in Avs: il calcolo è presto fatto». Entrate basse, quindi, e che comunque «sono state usate, in parte, per poter chiudere la situazione debitoria venutasi a creare negli scorsi anni». E se all’editore viene contestato il fatto che il 40 per cento dei ricavi annui sarebbe compromesso a causa del fallimento di Publicitas, la risposta è secca: «Noi confermiamo questo dato. E ho nero su bianco le cifre del contratto con Publicitas e le mail della direttrice Zumthor che lo confermano». Fallito il Giornale del Popolo, l’area cattolica rimane senza voce. Sarà così a lungo? Nel pomeriggio di ieri, prima del comunicato della direzione del GdP, l’abbiamo chiesto a don Zanini, il quale ha ribadito che l’intenzione di trovare una strada c’è tutta. «Vogliamo fare in modo che la voce della Chiesa cattolica possa ancora essere presente nella nostra società, nel territorio ticinese. Sulle modalità, bisognerà ovviamente vedere. Il vescovo, incontrando il Consiglio presbiteriale, ha detto chiaramente che dobbiamo impegnarci insieme nel trovare il modo migliore oggi per far sentire la nostra voce – riprende Zanini – coinvolgendo il Consiglio diocesano, le commissioni e, perché no, a un livello più alto, le Facoltà di Teologia e di Scienze della co-
municazione che potrebbero aiutarci a capire la strada giusta da percorrere per continuare». È il tempo delle nuove tecnologie, è il tempo di internet. Non è detto che sia indispensabile un quotidiano o una rivista, per far passare la propria voce. La soluzione potrà essere ispirata a quelle «tantissime diocesi che non hanno avuto il privilegio e la gioia di avere a disposizione un quotidiano, perché non
potevano permetterselo. Hanno saputo e sanno trasmettere la voce della Chiesa dentro la società». Per quanto riguarda i dipendenti, invece, «la promessa del vescovo di impegnarsi in un fondo di solidarietà a favore delle collaboratrici e dei collaboratori oggi in disoccupazione ovviamente è mantenuta, e sarà mantenuta. Il vescovo non solo l’ha detto a parole. ma ha risposto anche coi fatti: in questi giorni, dal deposito dei bilanci fino a oggi (ieri, ndr), ha avuto degli incontri con i sindacati Ocst, syndicom e l’Associazione ticinese dei giornalisti per proseguire la riflessione in questo senso – conclude monsignor Zanini – e quindi, concretamente, ribadiamo che ci sarà questo impegno a creare il fondo di solidarietà per gli ex dipendenti del Giornale del Popolo».